Biografia
Laureato in giurisprudenza, militò sin dal 1895 tra le file
del socialismo napoletano. Condannato per la sua partecipazione ai moti del
1898, dovette espatriare per evitare l'arresto, dapprima in Svizzera (dove
prese contatto con Maffeo Pantaleoni e Vilfredo Pareto), poi in Francia. In esilio conobbe le idee di Georges Sorel che in seguito sostenne sul suo
giornale.
All'inizio del 1900 rientrò in
Italia e avviò assieme alla sezione napoletana la battaglia contro la politica
di apertura liberale della direzione socialista di Filippo Turati. Alla fine del 1902 lasciò Napoli e
fondò a Milano, assieme a Walter Mocchi, il giornale "Avanguardia socialista" diventando il principale esponente della corrente rivoluzionaria,
indi sindacalista rivoluzionaria, in seno al partito socialista. Fu
con-direttore, con Angelo Oliviero Olivetti, della
rivista sindacalista rivoluzionaria "Pagine Libere", edita a Lugano dal 1906 al 1911. Tornato a Napoli dove insegnava
come libero docente, non approvò la scissione sindacalista dal partito
socialista, decisa a Ferrara nel 1907, perché giudicata prematura. Nel 1911 fu
favorevole all'intervento dell'Italia in Libia (il che gli valse accuse di
sciovinismo da parte di Lenin), ma finì
poi col criticare il modo di fare la guerra.
Staccatosi dal sindacalismo
rivoluzionario, nel 1913 entrò in parlamento come socialista indipendente. Nel 1915 fu favorevole all'intervento
dell'Italia nella Prima guerra mondiale. Nel 1917
effettuò un viaggio in Russia per incitare a proseguire la guerra. Nel 1918 fu
pro-sindaco di Napoli (non poteva
essere sindaco per incompatibilità con la carica di deputato). Eletto deputato
sulle liste dell'Unione Socialista Italiana, dal 1920 al 1921 fu ministro del Lavoro nell'ultimo gabinetto Giolitti. Negli anni venti collaborò a "Quarto Stato".
Dichiaratamente massone, Labriola ricoprì la carica di Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia tra il 23 giugno 1930 ed il 29 novembre 1931.
In esilio in Francia a causa del
fascismo, tornò in Italia nel dicembre del 1935 in
occasione della guerra etiopica, per la quale si era mostrato apertamente
favorevole, e da quel momento si avvicinò al fascismo inviando una lettera di
adulazione a Mussolini proprio durante la guerra di Etiopia: " Mi permetta
di assicurare Vostra Eccellenza dei miei sentimenti di piena solidarietà".
Dal 1936 al 1943 fu un collaboratore del mensile di Nicola Bombacci "La Verità", rivista politica allineata
sulle posizioni del socialismo nazionale, nonché
vicina alla frangia rivoluzionaria e di sinistra del regime fascista. Nel 1946 fu eletto all'Assemblea costituente, in seguito senatore nel 1948.
Pensiero
Pubblicò molti libri di politica, di
storia e di economia. Fu agli inizi ispirato dalle teorie di Marx che difese in
un primo tempo nell'ambito del dibattito sulla crisi del marxismo, alla fine
degli anni 1890. Sotto l'influsso delle teorie economiche marginaliste (Pareto,
Pantaleoni), aderì quindi al revisionismo marxista: rimproverò in particolare al
marxismo il finalismo hegeliano e la teoria della catastrofe finale. Ma rimase
pure critico nei confronti del pensiero liberale, di cui criticava l'eccessivo
psicologismo edonista. In economia finì coll'approdare ad una sorta di
neo-ricardismo.
Tra il 1904 e il 1908 teorizzò il
sindacalismo rivoluzionario, e cioè l'idea che la maturazione politica delle
masse potesse farsi tramite l'azione diretta dei sindacati che,
progressivamente, avrebbero dovuto avvalersi di tutte le funzioni riservate
fino allora al partito socialista. La pratica dello sciopero e l'uso ragionato
della violenza avrebbero dovuto sfociare nello sciopero generale risolutivo,
sostitutivo del colpo di mano rivoluzionario.
Allontanatosi a partire dal 1911 dal
sindacalismo rivoluzionario, ma rimasto socialista, scrisse negli anni fra le
due guerre libri in cui l'idea di popolo e di comunità coesa intendeva superare
lo schema marxiano delle classi sociali e dell'antagonismo, dato che
l'imprenditoria industriale contribuiva operosamente alla produzione, anche
accumulando capitali per l'innovazione, ed era danneggiata anch'essa dalle
speculazioni di cartello e dallo sfruttamento della manodopera da parte delle
nascenti entità finanziarie. Rispetto a quella che sarebbe diventata negli anni
trenta l'ortodossia socialista, Arturo Labriola poneva al centro del problema
capitalistico i meccanismi della formazione del Grande Capitale e la
speculazione finanziaria, le concentrazioni industriali e geopolitiche, l'abbassamento
drastico delle tutele e la disgregazione dei gruppi etnici.
da Wikipedia
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