mercoledì 29 febbraio 2012

la Resistenza non-violenta degli Anarchici contro il muro

Anarchici contro il Muro (Anarchists Against the Wall) è un gruppo israelo-palestinese nato nel marzo 2003 e attivo, principalmente attraverso l’uso di mezzi pacifici, contro il muro dell’apartheid nel West Bank che ghettizza i palestinesi.
 Storia del movimento
Gli Anarchici contro il Muro si costiruirono come risposta alla volontà dello Stato israeliano di costruire, all'interno dei territori occupati, il cosiddetto Muro dell’apartheid )detto anche Muro della vergogna), che impedisse ai palestinesi di circolare liberamente allo scopo di impedire il compimento di attentati in territorio israeliani. Sin da subito risultava evidente che il Muro avrebbe aumentato in maniera esponenziale i disagi dei palestinesi, molti dei quali hanno perso le loro proprietà e i loro affetti essendo stati espulsi dalle proprie case per lasciar spazio al Muro divisorio. Israele ha iniziato a costruire il Muro a partire dal 2002, risultando immediatamente che ciò si sarebbe trasformato in un enorme strumento di oppressione e portando diverse realtà anarchiche israeliane ad organizzarsi per opporsi alle autorità israeliane.
Ufficialmente gli Anarchici contro il Muro nascono nel corso di una protesta nel campo di Mas'ha da parte di attivisti\e israeliani\e. Si formarono nel marzo del 2003 nel villaggio cisgiordano di Mas'ha, dove gli attivisti si raggrupparono per formare un campo di protesta. Il campo durò 4 mesi, durante i quali fu visitato da stranieri e israeliani.
Il gruppo anarchico israeliano ha sin da subito deciso di usare la questione del Muro come catalizzatore per azioni dirette congiunte israelo-palestinesi. Il 26 dicembre 2003, l' esercito apre il fuoco su un dimostrante israeliano che manifestava pacificamente contro il Muro. Ferito alle gambe, Gil Na'amati, un israeliano-ebreo di 21 anni del kibbutz di Re'im, che aveva appena terminato il servizio militare, che tentava di smontare una porta di accesso al Muro per consentire agli agricoltori palestinesi l'accesso alle loro terre. L'incidente viene ampiamente riportato dai media nazionali, portando alla ribalta l'attività del gruppo.
Tra la fine del 2003 e l'inizio 2004, numerosi comitati popolari sono nati in molti villaggi palestinesi per protestare contro il Muro, in particolare vengono coordinate azioni dirette a Salem, Anin e Zabube. Dal 2005 il gruppo è rimasto attivo prevalentemente nel villaggio di Bil’in, divenuto un simbolo della comune lotta.
Gli Anarchici contro il Muro agiscono spesso di concerto con l'International Solidarity Movement (ISM) e\o con altri gruppi anarchici israeliani. I militanti non fanno propaganda politica tra i palestinesi ma si "limitano" ad aiutare e sostenere in tutti i modi possibili le vittime delle occupazioni colonialiste israeliane. Uno dei militanti più attivi è Uri Gordon, autore di Anarchy Alive: Anti-Authoritarian Politics from Practice to Theory (Pluto Press) e di una serie di articoli sugli anarchici Israeliani che hanno trovato spazio su The Jerusalem Post; in particolare ha avuto particolare risalto Right of Reply: Anarchy in the Holy Land!, pubblicato il 12 giugno 2007 in risposta ad un articolo anti-anarchico di Elliot Jaeger (Power and Politics: Anarchy has its place), comparso sullo stesso giornale il 23 maggio 2007.
Filosofia
Gli Anarchici contro il Muro fondano la propria filosofia sull'azione diretta non violenta e la disobbedienza civile, in opposizione al Muro che impedisce la libera circolazione dei cittadini palestinesi. Come anarchici rifiutano qualsiasi autorità, la cosiddetta "ragion di Stato", qualsiasi fondamentalismo religioso e il nazionalismo.
In realtà il gruppo non è costituito da soli anarchici, alcuni attivisti si definiscono semplicemente antimilitaristi o obiettori di coscienza (Refusnik).
Cosa si prefiggono i militanti degli Anarchici contro il Muro?
«Per dedicarsi ad azioni congiunte di israeliani e palestinesi è necessario creare la base personale e relazionale che rende possibile il fare politica assieme. È necessario costruire fiducia. La gente in Europa si deve rendere conto che non usiamo la parola “Apartheid” solo come uno slogan. C’è una separazione assoluta tra le due società. Costruire relazioni personali e fiducia, che sono la base dell’azione politica, è il passo più difficile e contemporaneamente il più importante [...] Gli israeliani devono vedere l’occupazione. È impossibile e inutile raccontargliela. La maggioranza delle persone che ha fatto questa esperienza, che ha visto, ha cambiato totalmente la propria vita. Si sono sentiti chiamati a risponderne personalmente, perché è diventato per loro impossibile non sentire profondamente l’ingiustizia.»

sabato 25 febbraio 2012

la Colonna di Ferro (Spagna 1936)

La Columna de Hierro, ovvero Colonna di Ferro, è stata, dal punto di vista militare, una delle più forti colonne anarchiche impegnate nella rivoluzione di Spagna.
Le Colonne e la militanza italiana
La rivoluzione spagnola si caratterizzò per le sue peculiarità autogestionarie, che non persero forza nemmeno durante le fasi militari dello scontro con i franchisti. Alla base di tutto vi erano le milizie (10 giorni dopo l'insurrezione franchista si contavano già circa 18.000 miliziani anarchici, oltre ad un retroterra di altri 150.000 pronti alla lotta), le quali procedettero anche all'occupazione, all’espropriazione di grossi appezzamenti di terreno da ridistribuire ai contadini ed all'occupazione delle fabbriche.
Anche se non tutte si strutturarono secondo i medesimi principi, in linea di massima l'unità più piccola delle milizie era formata da il "gruppo", formato da 10 miliziani, che aveva per rappresentante un delegato democraticamente eletto; dieci gruppi formavano una Centuria, un numero di centurie non prefissato, ma dipendente dalle esigenze belliche delle diverse zone, costituiva una Colonna (l'appartenenza all'una od all'altra formazione era indicata dal colore dei fazzoletti). La Colonna era comandata da un comitato di guerra eletto dai miliziani e rimovibile; in genere ogni colonna aveva aggregati ex ufficiali dell'esercito ed esperti d'artiglieria e nell'uso degli esplosivi.
A tutte queste unità aderirono molti italiani antifascisti, anarchici e non anarchici: ve n'erano nella Columna Roja y Negra, nella colonna del Barrio, nel Battaglione Matteotti (battaglione formatosi nel gennaio 1937 all’interno della leggendaria Colonna Buenaventura Durruti ), nella Colonna Ascaso, nella Divisione Carlo Marx formata da comunisti antistalinisti, nella Colonna Tierra y Libertad, nella Divisione Hortiz, nella Colonna Lenin, nella Centuria Errico Malatesta, conosciuta anche come Battaglione della Morte (la divisa dei miliziani di questa centuria, che in seguito confluì nelle Brigate Internazionali, ricorda il simbolismo degli Arditi e degli Arditi del Popolo), sotto il comando di Francesco Fausto Nitti, e appunto nella Columna de Hierro, fra i quali è doveroso citare Errico Nebbiascura. In totale gli italiani attivi militarmente nelle Colonne erano circa 500, fra anarchici e comunisti antistalinisti.
La Colonna de Hierro
La Colonna de Hierro fu la più radicale Colonna anarchica attiva durante la rivoluzione e probabilmente la più efficace dal punto di vista militare. Essa nacque e si strutturò nell' agosto del 1936, durante una riunione di anarchici avvenuta presso il monastero di Calle Orihuela a Valencia, che diventerà la loro "caserma". Il principio primo che portò alla nascita di questa colonna fu l'autogestione delle lotte antifasciste, come si evidenzia nello stralcio del documento costitutivo qui riportato:
«La costituzione del Comitato di Guerra è accettata da tutte le milizie confederali. Noi partiamo dall'individuo e formiamo dei gruppi di dieci, che si autogestiscono le piccole operazioni. Dieci gruppi formano una Centuria, che nomina un delegato per rappresentarla. Trenta Centurie formano una Colonna, che è diretta dal Comitato di Guerra, di cui fanno parte i delegati di Centuria» (Intervento del delegato della colonna al Pleno Regionale di Valencia, approvato dalla colonna e riprodotto dal suo organo Linea de Fuego, il 17 novembre 1936).
Forte di 3000 miliziani ebbe il battesimo di fuoco nei pressi di Sarion, Maestrazgo, dove il 13 agosto 1936 mise in rotta gli avversari fascisti; a breve periodo La Columna de Hierro riconquistò "La Puebla" dove fu stabilito il comando, denominato Comitato di Guerra.
A Teruel la Columna prese parte da protagonista alla battaglia che riconquistò gran parte della città, combattendo fianco a fianco delle altre colonne anarchiche giunte da Sagunto e Castellon della Plana. Dopo i combattimenti si attestò a 15 km da Sagunto. C'è da aggiungere che le decisioni, come per ogni colonna anarchica, non venivano prese secondo i comuni canoni gerarchici militari, anche se poi in combattimento veniva seguito il metodo militare "ordinario". Ciò sarà ben evidenziato sottolineato anche nelle memorie di Francesco Fausto Nitti, curate dallo storico Pietro Ramella.
La forza della Colonna di Ferro fu notevole anche dal punto di vista organizzativo e propagandistico, grazie anche alla pubblicazione del quotidiano «Linea de Fuego», redatto e distribuito dai miliziani aderenti al "Sindacato delle Arti Grafiche" di Valencia, che non solo non fecero mai mancare scritti di informazione militare, politica e sociale, ma anche quelli a carattere filosofico e letterario. La fama di questa rivista fu tale che arrivò a pubblicare gli annunci di "libera unione" dei miliziani, le cui cerimonie generalmente erano officiate dal segretario del "Comitato della Colonna".
Bibliografia
José Peirats, Breve storia del sindacalismo libertario spagnolo, Edizioni RL, 1962
Abel Paz, José Luis Gutiérrez Molina, Chuck Morse Durruti in the Spanish revolution, AK Press , 2007
Emma Goldman, David Porter, Vision on Fire: Emma Goldman on the Spanish Revolution‎, AK Press , 2007
Abel Paz, Cronica de la columna de hierro, Virus, 2002
Katia Massara, Il popolo al confino, Archivio centrale dello Stato, 1991
José Peirats, Diccionario del anarquismo, DOPESA, 1977
Claudio Silingardi, Rivoluzio Gilioli: un anarchico nella lotta antifascista (1903-1937)‎, Istituto storico della Resistenza, 1984
Abel Paz, Cronaca appassionata della Colonna di Ferro, Autoproduzioni Fenix, 2006

martedì 21 febbraio 2012

Valerio Verbano, ucciso da chi come e perchè

Valerio Verbano venne ucciso a Roma, nella sua abitazione, il 22 febbraio 1980, davanti ai genitori legati e imbavagliati. Nessuna verità giudiziaria è stata trovata finora, uno dei tanti "misteri" d'Italia.
Ma i misteri, a lungo andare, risultano costruzioni collettive, complicate spesso a bella posta, frutto di reiterate omissioni e sistematici depistaggi. Una costruzione per l'immaginario, fatta per nascondere facendo finta di indagare. "Ci vuole orecchio" per capirci qualcosa, ma non è impossibile.
Lazzaretti si è immerso nel panorama della "destra eversiva" che ha operato in Italia per più di un decennio.
Attraverso l'analisi di interrogatori, verbali, sentenze e documenti prodotti allora dai neofascisti. Senza però farsene "fascinare", com'è invece capitato a giornalisti abili a decontestualizzare i fatti per poi "parificare" sovversione di sinistra ed eversione neofascista.
Tutto quel che si mosse a destra con le armi in pugno viene qui radiografato. Si riesce così a connettere gruppi, figure, mitologie anche differenti, gettando luce sul proliferare di sigle sempre nuove e rivendicazioni multiple ideate per sviare, creare confusione, mimetizzarsi e - anche allora - cercare di "parificare" destra e sinistra.
Ma a seguire quei fili qualcosa infine si capisce. Anzi: molto. Ci sono individui, armi, identikit, relazioni stabili, formule retoriche che ritornano. Tutto quanto, insomma, può tornare utile per trasformare un cumulo di "indizi" in una serie di "prove". Anche sul piano giudiziario
Valerio Lazzaretti
VALERIO VERBANO
ucciso da chi, come e perchè
Odradek edizioni, 2011

Valerio Verbano: una ferita ancora aperta

A Roma la figura di Valerio Verbano è stata assunta a simbolo dell'antifascismo militante dalmovimento antagonista in tutte le sue declinazioni e negli anni, dal momento del suo omicidio a oggi, sono state organizzate, ogni 22 febbraio, manifestazioni che lo ricordano. Questolibro, attraverso una ricerca e una lettura accurata di fonti d'archivio, fonti processuali, fontidocumentali e fonti orali ne racconta la vita, la militanza politica e l'assassinio".
di
Marco Capoccetti Boccia
VALERIO VERBANO
una ferita ancora aperta. Passione e morte di un militante comunista
Castelvecchi, 2011

domenica 19 febbraio 2012

SIA FOLGORANTE LA FINE

E` il 22 febbraio 1980. Valerio, diciannove anni, viene ucciso con un colpo di pistola alla nuca nella sua casa di Monte Sacro a Roma. I genitori sono nella stanza accanto, legati e imbavagliati. Dopo svariati tentativi di depistaggio l’assassinio è rivendicato dai Nuclei armati rivoluzionari, un’organizzazione neofascista, ma gli esecutori non saranno mai identificati. Chi era Valerio Verbano? Perché è stato ucciso? Vicino all’area dell’Autonomia operaia, stava raccogliendo un dossier sui collegamenti tra alcuni gruppi dell’estrema destra e settori della malavita cittadina, incluse vicinanze e coperture degli apparati statali. Il materiale, sequestrato durante una perquisizione, scompare dagli archivi alla morte del ragazzo. Ricompare sotto gli occhi del giudice Mario Amato, responsabile dell’indagine, che poche settimane dopo muore in un agguato. Alcune prove smarrite e altre, inspiegabilmente, distrutte; infine l’inchiesta si arena in un fascicolo denominato “atti contro ignoti”. Del dossier Verbano non si è più saputo nulla. Intanto la mamma di Valerio, dallo stesso salotto in cui si svolse la tragedia, continua a chiedere giustizia: non solo per sé, ma per tutte le famiglie devastate dalle raffiche degli anni di piombo. Carla a sessant’anni ha imparato a sparare, a ottanta a navigare in Internet; ha incontrato poliziotti, carcerati, ex terroristi, e non rinuncia a inseguire il colpevole. Oggi racconta quel giorno di trent’anni fa, il fuoco incrociato di un quartiere in preda alla guerra civile, la sua indagine sui retroscena di un delitto impunito: è una storia di dolore e di coraggio, uno sguardo rivelatore sui misteri di un’epoca oscura. E un messaggio per l’assassino che un giorno, lei lo sa, verrà a bussare alla sua porta.
Alessandro Capponi / Rina Carla Verbano
SIA FOLGORANTE LA FINE
Rizzoli, 2010

sabato 18 febbraio 2012

il COLLETTIVISMO

Il collettivismo è una corrente di pensiero libertaria che riguarda principalmente la gestione dell'economia.

Il collettivismo anarchico
Il collettivismo è stato proposto e difeso, tra gli altri, da Michail Bakunin, James Guillaume e Ricardo Mella y Cea. Questa teoria afferma che il produttore debba ricevere il prodotto integrale del suo lavoro. La proprietà dei mezzi di produzione, distribuzione e scambio devono essere sociali ed amministrati dagli stessi lavoratori attraverso piccoli gruppi di affinità, che possono confederarsi tra loro. Però anche queste confederazioni devono garantire, secondo i collettivisti, l'autonomia delle associazioni che autogestiscono i loro mezzi di produzione.

Differenze tra collettivismo e comunismo anarchico
La discussioni sulle differenze tra collettivismo e comunismo cominciarono alla fine del XIX secolo. Le due grandi differenze con i comunisti anarchici sono:
I comunisti anarchici racchiudono il proprio pensiero nella massima "da ognuno secondo le sue possibilità a ognuno secondo i suoi bisogni", invece i collettivisti propongono la distribuzione secondo il merito.
I comunisti anarchici propongono la federazione degli individui entro associazioni che pianifichino democraticamente l'economia, permettendo agli individui di decidere la produzione, e la distribuzione dei prodotti, in base alle singole necessità. Il collettivismo propone una maggiore libertà delle associazioni, comportando di conseguenza una minore equità nella distribuzione dei beni prodotti.

Altri "collettivismi"
Collettivismo politico: forma d'organizzazione sociale e politica da cui nasce la legittimazione (reale o illusoria) del potere, secondo cui esso nasce e si conserva nella collettività.
Collettivismo economico: forma d'organizzazione economica rifiutante la proprietà privata e strutturata sulla collettivizzazione, secondo la massima: « a ciascuno secondo il suo lavoro, da ciascuno secondo le sue capacità »  

mercoledì 15 febbraio 2012

Ricardo Flores Magón

Ricardo Flores Magón (San Antonio Eloxochitlán, Messico, 16 settembre 1874 - Fort Leavenworth, Kansas, 21 novembre 1922) è stato un giornalista, un anarchico ed un rivoluzionario messicano.
«Quello che noi attualmente chiamiamo pigrizia è, piuttosto, il disgusto che gli uomini provano per la rottura delle loro schiene in cambio di miseri salari e misere esistenze, inoltre vengono malvisti e disprezzati dalla classe da cui vengono sfruttati - mentre quelli che non fanno nulla di utile vivono come principi e sono riveriti e rispettati da tutti.» (Ricardo Flores Magon in «Regeneracion»)

Biografia
Ricardo Flores Magón nasce nella provincia di Oaxaca il 16 settembre 1874 in un'umile famiglia dalla tradizione liberale. Quando è ancora studente in Messico, nel 1892, conosce per la prima volta il carcere per aver manifestato contro la dittatura di Porfirio Diaz. Nel 1895 diviene avvocato.
[modifica] Il Partito Liberale Messicano
Nel 1900, quando ha 26 anni, fonda con suo fratello Jesus il giornale «Regeneración», il più importante della sinistra messicana di tutti i tempi. L'anno seguente, il 22 maggio, è condannato ad un anno di detenzione per «insulti al presidente». Scontata la pena, insieme al fratello Enrique pubblica «El Hijo del Ahuizote», un giornale satirico. Tra il 1902 e il 1908 pubblica diversi articoli utilizzando i seguenti pseudonimi: Escorpión, Anakreón e Netzahualpilli.
Nel 1904 va in esilio a San Antonio (Texas) per sfuggire alla repressione del governo messicano e l'anno seguente è tra i fondatori del Partido Liberal Mexicano (PLM). «Regeneración», che era stato fatto ricomparire in Texas e poi trasferito a St-Louis, intanto riscuote un buon successo arrivando ad una tiratura di circa 30.000 copie. Espulso nel 1906 dagli Stati Uniti d'America, Magon sceglie di rifugiarsi in Canada.
Il PLM organizza, tra il 1906 e il 1908, molte rivolte popolari che anticiperanno la Rivoluzione Messicana, tra le quali quelle del 30 settembre 1906 e l’insurrezione generale del giugno 1908 sono le più importanti. Il 23 agosto 1907 Flores Magón, Juan Sarabia e Villarreal sono incarcerati per 3 anni, per aver costituito negli USA nel 1905 la Junta Organizadora del Partido Liberal Mexicano con chiari intenti rivoluzionari e aver fatto ricomparire «Regeneracion» a Los Angeles. Nel frattempo che Ricardo sconta la pena, il 9 febbraio 1908, Il Manifesto al popolo americano è pubblicato da «Mother Earth», giornale anarchico di Emma Goldman. Dalla sua prigione Ricardo afferma il suo ideale anarchico, segno che le detenzioni non riescono a piegarlo.

Insurrezione in California e Messico
Nel 1911 inizia l’insurrezione anarchica della Bassa California, insieme al fratello Enrique e ad altri anarchici dell'IWW con cui era entrato in stretti rapporti. In gennaio gli insorti prendono Mexicali, in febbraio Los Algodonales, in marzo Tecate, in maggio Tijuana. Il 23 settembre 1911 la Junta Revolucionaria Anarquista del PLM di Los Angeles (Ricardo Flores Magón, Librado Rivera, Anselmo L. Figueroa e Enrique Flores Magón) pubblica un Manifesto anarco-comunista in cui si incitavano i messicani a lottare contro l'autorità, il clero e il capitale. Secondo quanto riporta la Wikipedia spagnola, vi sarebbero testimonianze che attesterebbero anche una corrispondenza tra Ricardo Flores Magón e Emiliano Zapata, e che nel 1913, con il tramite di Antonio de Pío Araujo, la Junta Organizadora del PLM si sia trasferita nello Stato del Morelos, dove godeva della protezione degli zapatisti.
Arrestato nuovamente ed internato nel carcere di McNeil (USA) nel 1914, ne esce grazie alla solidarietà internazionale. Ricardo, nel 1915, va allora a vivere in una Comunità nei pressi di Los Angeles e mette in opera la propria opera teatrale: Tierra y Libertad. Nel 1916 è di nuovo privato della sua libertà: Emma Goldman e Alexander Berkman raccolgono fondi e pagano la sua cauzione. Flores Magón pubblica un manifesto contro la guerra mondiale, in cui gli USA sono entrati a partire dal 1916, e incita alla sollevazione. Nel 1918 è arrestato e condannato a 20 di galera da scontare nella prigione di Fort Leavenworth (Kansas), per aver scritto, pubblicato e diffuso, insieme a Librado Rivera, un manifesto diretto agli anarchici del mondo. Quando nel 1920 il governo messicano tenta di ingraziarselo concedendogli una pensione a vita, egli coerentemente la rifiuta e sceglie di restare in carcere.

Intransigente sino alla fine
Nel 1921 rifiuta di pentirsi pubblicamente delle sue idee per ottenere l'indulto: «Pentirmi? Non ho sfruttato il sudore, il dolore, la fatica e neanche il lavoro altrui. Non ho oppresso una sola anima, non ho nulla di cui pentirmi. Stando così le cose, non rinuncerò all'ideale, venga quel che venga». Il 21 novembre del 1922 è assassinato (era malato e quasi cieco) nella cella della prigione. I lavoratori messicani riescono a trasferire le sue spoglie fino a Città del Messico e lo tumulano nella cerchia degli uomini illustri.

Il pensiero
Flores Magón studiò le opere e le idee di molti anarchici, sia quelle dei filosofi della "prima generazione", come Michail Bakunin e Pierre Joseph Proudhon, e sia anche dei suoi contemporanei: Élisée Reclus, Charles Malato, Errico Malatesta, Anselmo Lorenzo, Emma Goldman, Fernando Tarrida del Mármol e Max Stirner, senza trascurare anche Karl Marx e Henrik Ibsen.
Il pensiero comunista di Magon tuttavia fu fortemente influenzato soprattutto dalle opere di Kropotkin, in particolare da La conquista del pane che lo indusse a progettare l’insurrezione della Bassa California nel 1911.
La sua elevata formazione culturale e politica gli consentì di divenire l’ideologo della Rivoluzione Messicana e del Partito Liberale Messicano. Una parte dei postulati del partito liberale (soppressione della pena di morte per i prigionieri politici e quelli comuni, obbligatorietà della scuola sino ai 14 anni, salario minimo garantito, espropriazione dei latifondi, regolazione oraria della giornata lavorativa ecc.), furono utilizzati per la promulgazione della Legge Operaia del 1915 e della legislazione messicana, una delle più libertarie dell’epoca, ispirata al movimento sindacale del 1920.

I fratelli Magon
Ricardo condivise una parte del suo percorso politico insieme ai fratelli Jesus (1871-1930) ed Enrique (1877-1954). Fu particolare merito dei sacrifici e della fermezza della madre, Margarita Magon, se i tre ragazzi poterono ricevere una buona istruzione, senza però farli dimenticare il pueblo e le loro radici indigene.
Enrique Flores Magon fu un politico e scrittore, mentre Jesus fece l'avvocato. I 3 Magon partendo da un vago pensiero liberale, si spostarono via via a sinistra ed in poco tempo abbracciarono il pensiero anarcocomunista di Kropotkin e Malatesta. Tutti e tre parteciparono alla fondazione del giornale «Regeneracion», anche se, a dire il vero, Jesus fu il meno radicale (è però il primo dei tre fratelli ad andare in prigione per essersi opposto al regime di Porfirio Diaz), al punto da rompere con Ricardo e Enrique a causa del loro estremismo.
Quando Ricardo ed Enrique, oltre ad altri anarchici di diversa nazionalità, tentarono un' insurrezione anarchica della Bassa California, per creare una repubblica socialista indipendente da Messico e Stati Uniti, Jesus cercò di intervenire diplomaticamente, ma inutilmente. Enrique invece fu in maggiore sintonia con Ricardo, insieme infatti fondarono il Partito Liberale Messicano, di chiara tendenza anarchica e rivoluzionaria.
L’iniziativa più importante a cui i fratelli Magon legarono il proprio nome fu senza dubbio la Rivoluzione Messicana. Per questa e ad altre imprese dovettero subire, in varie riprese, la dura repressione degli apparati repressivi del potere (carcere, arresti, perquisizioni, persecuzioni varie ecc.).

Citazioni
«Il diritto di ribellione è sacro».
«La ribellione è la vita: la sottomissione è la morte».
«Andiamo a prenderci la vita».
«Popolo degradato, popolo tirannizzato».
«Non sono magonista, sono anarchico. Un anarchico non ha idoli».
«Sono anarchico e non potrei, senza rimorsi e vergogna, ricevere del denaro rubato al popolo per il governo».
«È evidente che il popolo messicano è preparato all'arrivo del comunismo, perché lo ha praticato da secoli, almeno in parte».