venerdì 30 dicembre 2011

Immagini: la Comune di Parigi (1871)












Resistenza: Brigata "Bruzzi/Malatesta"

La "Bruzzi-Malatesta" è stata un'importante brigata partigiana anarchica protagonista della resistenza antifascista.
Le Brigate Bruzzi-Malatesta
A Milano la lotta clandestina ebbe come protagonista di rilievo l'anarchico Pietro Bruzzi che proprio per questo fu catturato, torturato e ucciso dai nazifascisti.
Gli anarchici dopo la sua morte costituirono le brigate "Malatesta" e "Bruzzi" le quali, forti di 1300 partigiani e inquadrate nelle formazioni socialiste "Matteotti", ebbero un ruolo di primo piano nella liberazione di Milano (il sedicenne Giuseppe Pinelli, che divenne tragicamente famoso qualche decennio dopo, fu una delle staffete della Bruzzi\Malatesta).
Oltre che a Milano, suddivisi in quattro brigate, agirono nella Lomellina, in Val Trompia e in alcune valli venete. Le Brigate, comandate da Perelli e con Mario Mantovani commissario politico, durante l'insurrezione del 1945 si distinsero per vari colpi di mano contro le caserme delle Brigate Nere, ma anche per il sostegno dato alla popolazione.
Furono gli artefici della liberazione dei prigionieri di Villa Trieste, centro di detenzione e tortura della famigerata «banda Koch», talmente crudele da essere invisa perfino a tedeschi e repubblichini.
Il 25 aprile 1945, i partigiani delle brigate anarchiche «Bruzzi-Malatesta» occuparono le fabbriche Carlo Erba, per impedirne la distruzione da parte dei tedeschi in fuga, partecipando anche all'occupazione della sede dell'EIAR (la Rai).
Relazione della IIª Brigata Malatesta operante nella zona pavese
Cenni retrospettivi Brigata Malatesta in S. Cristina, Corteolona, Inverno, Monteleone, Miradolo, Bissone, Boscone e Calendasco. Furono aiutati prigionieri inglesi fornendo loro denaro e vestiti. Alcuni di essi furono accompagnati a Milano di dove poterono riparare in Svizzera. Furono stretti rapporti con gli slovacchi di Corteolona e di S. Cristina i quali hanno fornito armi e munizioni. Fra gli slovacchi stessi fu costituito un gruppo di patrioti. Questi gruppi erano inquadrati nelle "Brigate Malatesta e Bruzzi" di Milano che agivano alle dipendenze delle formazioni Matteotti.
Azioni importanti
15 aprile 1944. Operazione armata dei distaccamenti di Mede-Lomello contro la caserma dei CC.RR. e della G.N.R. di Pieve del Cairo. Bottino 12 moschetti, 5 rivoltelle e materiale vario.
23 aprile 1944. Azione armata contro il traghetto tedesco sul Po a Pieve del Cairo (il nemico perdeva un uomo). Disarmo di un sergente e di un maresciallo tedesco.
giugno 1944. Operazione armata contro la caserma di S. Giorgio Lomellina. Disarmo dei militi di presidio; bottino di armi e munizioni.
24 luglio 1944. Rastrellamento della Lomellina operato dalla 4ª Compagnia delle Brigate nere Alfieri (Villa Biscossa) durante il quale venne catturato il patriota Gatti Carlo di S.Nazzaro (Pavia), il quale fu poi deportato in Germania da dove fece ritorno solo nel maggio 1945.
26 luglio 1944. Operazione di disarmo contro due militi della B.n. di Mede (Guardamagna Orazio e Serafino Scarroni). In seguito a tale operazione fu catturato dalle B.n. per rappresaglia il volontario patriota Bernini Piero il quale, condotto alla sede della B.n., venne seviziato e quindi consegnato alla Muti di Milano. Di questo volontario non si è potuto avere notizie; si suppone sia deceduto in seguito alle sevizie patite.
5 agosto 1944. Azione armata contro il traghetto tedesco nella zona di Boscone Calendasco (Piacenza). Disarmo di alcuni soldati tedeschi. L’azione fu diretta dal comandante di quel distaccamento Rossi Luigi.
28 agosto 1944. Arresto di Gaiulli Giuseppe organizzatore della zona di Mede- Lomello dalla B.n. Alfieri.
gennaio 1945. Azione di sabotaggio contro gli impianti dell’organizzazione TODT sul Po presso Torre Beretti.
2 marzo 1945. Arresto a Milano del comandante di Brigata Pietropaolo Antonio unitamente ad altri membri del comando della formazione.
1 aprile 1945. Azione armata contro il presidio di Lomello della G.N.R.; la bandiera della formazione fu issata sulla piazza del comune dalle 7 alle 11,30. Due militari tedeschi furono disarmati. Contemporaneamente al bivio della strada Lomello- Mortara-Pavia avveniva il disarmo di quattro militari della Wermacht; il nemico ebbe due feriti.
31 marzo 1945. Da tempo erano stati stretti rapporti con elementi del distaccamento di S. Cristina e gli slovacchi del presidio a Corteolona, i quali fornirono armi e munizioni. Nella notte dal 31 marzo al 1 aprile, alcuni slovacchi esperti nel maneggio delle armi automatiche unitamente a Saracchi e Castiglioni operano il rafforzamento del posto di blocco sulla strada Vigentina portando un carico di armi automatiche con munizioni a Milano per rafforzare la Iª Brigata Bruzzi operante nella zona in vista delle azioni insurrezionali.
24 aprile 1945. Occupazione della caserma caserma della G.N.R. completa del nemico. Attacco di un’autocorriera carica di militi della B.n. sulla strada Mede-Lomello; nel combattimento cadde il patriota Camussoni Angelo.
25 aprile 1945. Zona Pavese occidentale: i patrioti del distaccamento di S. Cristina- Corteolona-Belgioioso occupavano le strade della zona e prendevano contatto con i militari slovacchi, i quali passavano in massa con noi portando con essi tutto l’armamento (cinquanta fucili ed alcuni mitragliatori). Rinforzi venivano inviati alla Brigata Garibaldina Stella Rossa impegnata in combattimento con duecento marinai nei pressi di Alberoni. Attaccati e disarmati, i marinai tedeschi vennero inviati al Comando di S. Colombano. Nello stesso tempo tre autocarri tedeschi che si dirigevano verso Corteolona furono attaccati e bloccati a Belgioioso.
Zona della Lomellina:
25 aprile 1945. Occupazione della caserma e del municipio di Mede. Vennero fatti prigionieri numerosi militi della B.n. e militari della Wermacht.
26 aprile 1945. Nel pomeriggio i nostri reparti venivano minacciati da una colonna fascista forte di ottomila uomini proveniente dal cuneense. Data la superiorità del nemico e dato l’atteggiamento della Brigata Fachiro che già da cinque ore si era ritirata, i nostri operavano lo sganciamento, disturbando il nemico con colpi di mano isolati.
27 aprile 1945. Azione di disarmo nei pressi di Sartirana di elementi isolati della colonna.
28 aprile 1945. Attacco dei presidi nemici di Sartirana.
29 aprile 1945. Nella notte collegamento con le altre Brigate partigiane affluite nella zona. Si creava uno sbarramento di mortai e mitragliatrici pesanti con mezzi tolti al nemico che veniva così limitato in una zona di accerchiamento. Alle ore 23,30 veniva intimata la resa alla colonna accerchiata.
30 aprile 1945. Resa completa del nemico.

KAPD (Partito comunista operaio tedesco)



Il Partito comunista operaio di Germania (KAPD, in tedesco: Kommunistische Arbeiterpartei Deutschlands) fu una organizzazione politica fondata nell'aprile del 1920 dai membri della sinistra del Partito comunista di Germania denominato KPD cioè Kommunistische Partei Deutschlands.
Il KAPD nacque dalla corrente messa in minoranza all'interno del KPD nel congresso di Heidelberg[1] del 20-23 ottobre 1919. Il KPD nel periodo era guidato da Paul Levi[2] Principale obiettivo del KAPD era l'immediata eliminazione della democrazia borghese e la costituzione di un dittatura del proletariato, con un modello diverso da quello dello stato sovietico. Il KAPD rifiutava, a differenza del KPD, in particolare un concetto difeso da Lenin, il cosiddetto "centralismo democratico" e rifiutava la partecipazione alle elezioni nonché ai sindacati dominati dai riformisti. Un ruolo importante per la KAPD è stato svolto dal teorico comunista olandese Anton Pannekoek e Herman Gorter, che ha modellato sul KAPD nel Netherlands KAPN anche se l'importanza del suo partito non è confrontabile come adesioni a quelle raggiunte dal KAPD in Germania. Fondamentale per la fondazione della KAPD è stato il Putsch di Kapp. Tale avvenimento aveva dimostrato che la rinuncia alla lotta rivoluzionaria non faceva che far rialzare la testa al movimento reazionario. Inoltre la posizione del KPD nei confronti dello sciopero generale da cui l'accordo di Bielefeld era stata indecisa e vista come una rinuncia alla lotta rivoluzionaria.
Il 24 marzo del 1920 vi è il disarmo della Armata Rossa Ruhr la cui milizia in massima parte dipendeva dalla frangia che formerà il futuro KAPD e tutto questo insieme di fatti porta alla formalizzazione di una nuova organizzazione politica, la KAPD cioè Partito comunista dei lavoratori di Germania. Una prima stima porta ad un'adesione al KAPD di 800.000 membri del KPD, punto forza del nuovo partito è il rifiuto del parlamentarismo in quanto inconciliabile con la lotta rivoluzionaria contro la borghesia.
Roccaforti del partito sono state Berlino, Amburgo, Brema e Ostsachsen, dove una gran parte dell'organizzaziome del KPD confluisce nel neonato partito. Il partito ha lavorato nel periodo successivo a stretto contatto con il AAUD. Nel mese di agosto 1920 vengono espulsi membri di indirizzo nazional-bolscevico fra i quali alcuni fondatori quali rappresentanti Amburgo quali Heinrich Laufenberg e Fritz Wolff, nel mese di ottobre 1920 anche il membro fondatore Otto Rühle. Connessa al KAPD vi è l'organizzazione sindacale AAUD che subirà una scissione da cui nascerà alla fine del 1921 a Rühle l'Unione Generale dei Lavoratori, AAUE, ad opera di Franz Pfemfert e Oskar Kanehl.
Dopo il 1921, quando il KAPD ancora oltre 43.000 membri ma diviso in due dirigenze nel 1922 in Berlino da Alexander Schwab, ad Essen da Arthur Goldstein, Bernhard Reichenbach e Karl Schroeder. La creazione di una Internazionale Comunista dei Lavoratori (KAI), nel 1922 da parte della direzione KAPD di Essen, non fu condivisa dalla direzione di Berlino in quanto ritenuta troppo in anticipo sui tempi della rivoluzione. In questa organizzazione confluiscono i gruppi di Herman Gorter nei Paesi Bassi, di Sylvia Pankhurst in Gran Bretagna e di altri gruppi in Belgio, Bulgaria, mentre ci furono meno adesioni da parte dei sovietici, tale organizzazione sopravvisse fino al 1925 e negli anni 1926/1927 le due direzioni di Berlino ed Essen si riunificano.
L'avvento del nazionalsocialismo porterà il KAPD ad esser una delle forze che si organizzano militarmente contro il regime Hitleriano nella Resistenza tedesca, al suo fianco si schiereranno proprio alcuni esponenti dei Freikorps come il notissimo Josef Römer in una situazione che ricorda un po' la scissione degli Arditi con la conseguente formazione degli Arditi del Popolo. Si ricordano fra le formazioni antifasciste del KAPD i combattenti Rossi e la Unione Comunista dei Consigli nella zona di Brunswick, altre squadre antifasciste del KAPD furono attive nella Ruhr, a Lipsia (dove vi fu anche una struttura per la stampa e propaganda antifascista), a Königsberg e in Lituania a Klaipėda.
Membri del KAPD sono stati gli scrittori Franz Jung e Adamo Scharrer, l'artista Heinrich Vogeler, il fotografo Giovanni Graudenz, il leader della guerriglia armata comunista del 1920/21 Max Hoelz e Karl Plattner, Fritz Rasch, Paul Mattick.

Federaciòn Obrera Regional Argentina (1901)

La Federación Obrera Regional Argentina (F.O.R.A) è una storica e importante organizzazione operaia anarchica e comunista libertaria argentina fondata nel 1901.
Breve storia
Nascita della FORA
Il movimiento obrero (movimento operaio) si sviluppò in Argentina quasi come una logica conseguenza all'immigrazione di massa che investì il continente Sud-Americano alla fine dell'800. Qui s'incontrarono immigrati europei (soprattutto italiani) giunti in cerca d'occupazione e immigrati che sfuggivano alle persecuzioni politiche in atto in Europa (soprattutto ai danni di anarchici e socialisti).
Le masse lavoratrici videro quindi nel sindacalismo di stampo socialista e anarchico (anarco-sindacalismo), e nei suoi mezzi di lotta (sciopero generale, sabotaggio, boicottaggio ecc.), l'unica maniera per sottrarsi allo sfruttamento padronale.
L'anarchismo ebbe un forte impulso di vitalità quando, nel 1885, giunse in Argentina Errico Malatesta, che collaborò alla fondazione del primo sindacato dei panettieri (grazie anche all’attivismo del panettiere livornese Ettore Mattei), la “Sociedad Cosmopolita de Resistencia y Colocación de Obreros Panaderos”, del giornale «La Questione sociale» e dei primi scioperi di un certo rilievo.
La partenza di Malatesta, nel 1889, accentuò una serie di problematiche interne al movimento anarchico argentino tra organizzatori e antiorganizzatori, che terminarono solo quando nel 1898 giunse in Argentina Pietro Gori. In questo periodo si sviluppò l'idea di riunire i vari sindacati (anche non anarchici) in un'unica federazione denominata "Federacion regional obrera" (FOA), che effettivamente si costituì solo il 25 maggio 1901. In essa convivevano socialisti e anarchici, ma la “pace” durò poco. Nel 1903 i socialisti crearono l'Unión General de Trabajadores (UGT); nel 1904 gli anarchici costituirono la Federación Obrera Regional Argentina, la FORA, che ebbe un ruolo fondamentale nella storia dell'anarchismo (e del sindacalismo) argentino.
La FORA non si definì, né mai si definirà, organizzazione sindacale, quanto un'organizzazione operaia anarchica. Non a caso i gruppi della FORA raramente portavano il nome "sindacato" e si chiamavano invece "società", "unione", ecc. Per opporsi alle misure repressive messe in atto dal governo contro gli anarchici e i sindacalisti in genere, il 21 maggio 1905, la FORA e l'UGT tennero una poderosa manifestazione a Buenos Aires (40 000 persone) che però si concluse con le cariche della polizia e la morte di tre operai. Nell'agosto dello stesso anno, in occasione del V° Congresso, la FORA stabilì chiaramente la sua adesione ai principi del comunismo anarchico, anche se continuò a mantenere al suo interno delle correnti ideologiche non propriamente anarchiche.
Il V° congresso (1905) fu importante perché vide la proclamazione del suo orientamento verso il comunismo libertario:
«V° Congresso della FORA dichiara che non soltanto approva ma che raccomanda a tutti i suoi membri, il più ampiamente, la propaganda e l'illustrazione con l'esempio dei principi economico-filosofici del comunismo anarchico».
Scissione: FORA anarchica e socialista
Nel 1915, il IX Congreso della FORA, decise di eliminare dal suo statuto ogni riferimento all'ideologia anarchica, producendo una rottura che determinò la nascita di due FORA distinte:
la FORA del V Congresso, anarchica;
la FORA del IX Congreso, con maggioranza dei sindacalisti rivoluzionari e la minoranza socialista e comunista.
I dirigenti anarchici, della FORA, più importanti furono Diego Abad de Santillán (scrittore di origine spagnola molto attivo in ambito sindacale) e Juana Ruoco. Altri che meritano una menzione furono: Esteban Almada, Oreste Ristori, Santiago Locascio, Dante Garfagnini, Jose Maria Hacha, Apolinario Barrera, Jorge Rey Villalba e Teodoro Suárez
La FORA del V Congresso (quella anarchica), pur non accettando la violenza come metodo di lotta politica, non rifiutò mai la propria solidarietà ai compagni anarchici espropriatori o a quelli che prediligevano l'azione diretta come Salvador Planas che attentò alla vita del Presidente Quintana, Simón Radowitzky che assassinò, per rappresaglia, il colonnello Ramón Falcón (responsabile dell’eccidio del 1° Maggio del 1909), o Kurt Gustav Wilckens che uccise il colonnello Héctor B. Varela come vendetta di un altro eccidio verificatosi in Patagonia.
La FORA ebbe un ruolo centrale negli avvenimenti storici e drammatici del "movimiento obrero argentino", passati alla storia con il nome di Semana Roja del 1909, Semana Trágica del 1919 e Patagonia Rebelde del 1921/1922, oltre ad essere protagonista degli scioperi generali di massa.
Nel 1923 entrò a far parte dell'Internazionale dei Lavoratori (AIT). Il golpe militare del 6 settembre 1930 orchestrato da il militare José Félix Uriburu, che di fatto diventò "Presidente" dell'Argentina, mise fuori legge immediatamente l'organizzazione anarchica. Pochi giorni dopo, il 27 settembre 1930, venne creata Confederación General del Trabajo (CGT) in cui convennero i sindacalisti dell'USA e i socialisti della COA, mentre la FORA rifiutò la fusione (esponendosi quindi alla repressione militare).
Gli anarco-sindacalisti cominciarono a perdere prestigio sin dal 1919, anche se non smise mai l'attività nell’ambito del sindacalismo e del comunismo anarchico. Ancora oggi nonostante le difficoltà, rimane pienamente attiva (sede centrale ubicata a Buenos Aires), rappresentando la memoria storica del paese e continuando la sua lotta per le rivendicazioni sociali, oltre che per la creazione di una società libertaria strutturata orizzontalmente.
Attualità
Attualmente la FORA fa parte dell'AIT anarco-sindacalista, ma non si richiama né al sindacalismo rivoluzionario né all'anarco-sindacalismo, bensì all'"anarchismo globale".
L'"anarchismo globale" della FORA
La filosofia della FORA si basa sul cosiddetto “anarchismo globale”, distaccandosi quindi dalla tradizione di una parte del movimento anarchico che intende separare l’azione sindacale da quella politica (dualismo organizzativo).
A ciò i militanti della FORA [rappresentati al congressso dall’anarchico romano Aristide Ceccarelli] replicano da sempre che «in realtà, non esistono in nessun paese simili sindacati, aperti a tutti gli operai di tutte le tendenze; anche se si proclamano politicamente neutrali, non sono però meno assoggettati ad una parte o ad un sistema ideologico o di tattiche predominanti [...] e non si permette neppure agli anarchici di fare propaganda per le loro idee nel movimento sindacale legato ad altre tendenze, che essi siano riformisti o rivoluzionari».
Da sempre i militanti dei FORA non sono mai stati favorevoli ai gruppi anarchici a carattere prettamente filosofico-teorico che si limitino a fare semplice propaganda, non concependone l’esistenza che esclusivamente quando sia impossibile militare nel movimento sociale. La loro posizione si basa su una constatazione: dove l'anarchismo è stato principalmente portato avanti da pensatori come Emma Goldman o Johann Most, cioè in Gran Bretagna o negli Stati Uniti, non s’è mai veramente sviluppato tra le masse sfruttate. Invece, in Spagna e in Argentina, che hanno avuto pochi pensatori di rilievo, s’è sviluppato un movimento anarchico assai forte. La FORA sostiene che l' anarchia si propaga male dall’alto verso il basso, dagli intellettuali verso il popolo e che è preferibile diffonderlo direttamente nell'ambito del proletariato, perché corrisponde alle sue aspirazioni latenti:
«Per noi, l' anarchismo non è una scoperta di laboratorio, né il frutto di pensatori brillanti, ma un movimento spontaneo degli oppressi e degli sfruttati che sono arrivati alla comprensione [...] della dannosità del privilegio e dell' inutilità di l' Stato, e che vogliono lottare per un ordine sociale che garantisce all’uomo il suo libero sviluppo. La filosofia coopera alla concretizzazione ed alla definizione di quest'aspirazioni latenti delle masse ribelli, ma non ha il diritto di appropriarsi dei principi dell’anarchismo».
Il compito degli anarchici consiste dunque nel svegliare, alla base, le tendenze che già esistono negli sfruttati. Poiché se i militanti libertari «rinunciano alla possibilità di agire nel mondo del lavoro come forza autonoma, accontentandosi di monopolizzare il movimento anarchico in piccoli gruppi di propaganda, (il loro) futuro non ha nulla di promettente». Per la FORA, l' elaborazione teorica e la resistenza operaia sono inseparabili. Nonostante alcuni dei suoi membri partecipano, d'altra parte, a gruppi anarchici (gruppi antimilitaristi, atenei libertari, ecc.) la FORA ha sempre respinto i gruppi specifici, concepiti come movimenti ideologici organizzati. In questo senso il modello d' organizzazione "globale" o "integrale" differisce anche da quello adottato in Spagna fin dal 1927 dalla FAI.
In Argentina, così come in altri paesi, il sindacalismo, rivoluzionario e radicale, è stata la manifestazione delle idee dei teorici piuttosto che quelle dei lavoratori. A questo genere di organizzazioni la FORA si è sempre opposta, così come sempre si é opposta ai dogmi, in primis quelli marxisti, sottolineando che la fine del capitalismo deve essere portata avanti dal proletariato, il quale «deve essere un muro che ferma l' espansione dell’ imperialismo industriale. Soltanto così, creando dei valori etici capaci di sviluppare, nel proletariato, la comprensione dei problemi sociali indipendentemente dalla civiltà borghese, che si arriverà a costituire le basi indistruttibili della rivoluzione anticapitalista ed anti-marxista: la rivoluzione che distrugge il regime della grande industria e dei trusts finanziari, industriali e commerciali».
La FORA rifiuta di concepire i sindacati come embrione della futura società libertaria, l’idea di rimpiazzare il potere dello Stato con quello dei sindacati è quanto di più lontano vi sia dalla loro filosofia anarchica: essendo il sindacalismo un prodotto del capitalismo stesso, entrambi saranno destinati a sparire con l’avvento della rivoluzione sociale. Il sindacalismo è per l'organizzazione argentina «un mezzo d’urgenza che non contiene altre promesse di futuro che quelle che possono dargli gli uomini che se ne servono. Oltre ai servizi che rendono ai lavoratori per difendersi dallo sfruttamento capitalista, i suoi organi sono efficaci veicoli per la diffusione degli ideali anarchici, ma gli anarchici non possono dimenticare il loro dovere di critica riguardo a tutte le istituzioni».
Per tutti questi motivi la FORA rifiuta qualsiasi ruolo dirigenziale nell’ambito della rivoluzione, considerato addirittura un possibile ostacolo al fluire “naturale” e spontaneo degli eventi. Lo spontaneismo degli sfruttati divenuti coscienti del loro ruolo, è dai "foristi" ritenuto il mezzo più sicuro per portare a termine le lotte contro gli sfruttatori senza che si scada in derive autoritarie.