mercoledì 4 gennaio 2012

Georges Eugène Sorel

Georges Eugène Sorel (Cherbourg, 2 novembre 1847Boulogne-sur-Seine, 29 agosto 1922) è stato un filosofo, sociologo e pensatore francese, teorico del sindacalismo rivoluzionario.

Biografia
Ingegnere civile, dopo aver rassegnato nel 1892 le dimissioni si dedicò interamente allo studio dei problemi sociali. Nel 1893 si dichiarò socialista e marxista. Tra il 1898 ed il 1901 partecipò al dibattito sulla crisi del marxismo schierandosi dalla parte dei revisionisti. Prese le difese di Alfred Dreyfus. A partire dal 1905, fu tra i maggiori teorici del sindacalismo rivoluzionario che consideravano il sindacato, libero da ogni influenza politica, lo strumento essenziale della lotta di classe.
Nel 1908 pubblicò il suo libro più famoso, le Considerazioni sulla violenza (Réflexions sur la violence), già edite nel 1905-1906 in una versione iniziale sulla rivista sindacalista rivoluzionaria di Roma diretta da Enrico Leone, "Il Divenire sociale".
Intrattenne una fitta corrispondenza con Benedetto Croce, con il sociologo Vilfredo Pareto e con i pubblicisti Mario Missiroli ed Agostino Lanzillo, ma anche saltuariamente con i sociologi Guglielmo Ferrero, Gustave Le Bon, con il filosofo Henri Bergson e per un certo periodo con Antonio Labriola. Sorel considerava la violenza necessaria nella lotta contro il capitalismo e rimproverava al marxismo volgare il suo carattere utopistico e dogmatico. Le lotte sociali dei lavoratori, ed in particolare lo sciopero generale proletario (per differenziarlo invece dallo sciopero generale politico), erano da lui ritenute come il mito sociale garante delle trasformazioni.
Dopo un periodo di disillusioni che lo portò a guardare con simpatia all'estrema destra antiparlamentare francese (1909-1912), divenne un oppositore accanito alla guerra scatenata nel 1914 e poi un sostenitore della Rivoluzione russa e dei bolscevichi.
Il suo pensiero destò più fascino in Italia, (dove pubblicò alcuni dei suoi libri, fra cui i Saggi di critica del marxismo), che in ogni altro paese, compresa la stessa Francia. La prima traduzione italiana delle Considerazioni sulla violenza fu realizzata da Antonio Sarno e pubblicata per i tipi della Casa Editrice Giuseppe Laterza e figli nel 1909 con una introduzione di Benedetto Croce.

Pensiero politico
Il proletariato non ha bisogno di guide e, attraverso l'auto-organizzazione, può rendersi consapevole della sua funzione rivoluzionaria. Contro la tesi marxista del proletariato organizzato da un partito, Sorel auspica - senza per questo riprendere le idee anarchiche di Michail Bakunin ma semmai quelle di Proudhon - che l'azione diretta, senza mediazione alcuna, sia lo strumento dell'azione rivoluzionaria. Sorel esalta il primato dell'azione: un elogio del "fare" che ha un risvolto filosofico in quanto si richiama alla tesi di Giambattista Vico, ripresa da Marx, secondo cui l'uomo conosce solo quello che fa. Da qui, in Sorel, una particolare idea della coscienza di classe che non è data in sé, ma si forma nell'azione con l'acquisizione progressiva di capacità tecniche e morali. Questa crescita può esistere solo se i gruppi operai rimangono completamente scissi dalla società borghese, dal punto di vista organizzativo e ideologico: è questo il principio dell'autonomia operaia che è al centro della tematica soreliana.
Nel suo saggio Riflessioni sulla violenza contrappone al mondo storico un mondo fantastico creato dall'azione, che diviene mito sociale quando viene assimilato dalla masse come punto di riferimento. Il mito sociale è espressione della volontà e non dell'intelletto, ben diversamente dalla utopia che è un prodotto intellettuale.
Nel suo altro libro fondamentale, Le illusioni del progresso, edito nel 1908, Sorel critica il positivismo che veicola una fiducia sproporzionata nella capacità della scienza a risolvere tutti i problemi e l'ideologia illuministica del progresso che crea l'illusione pericolosa della felicità prodotta naturalmente dall'operare borghese. Da qui l'accostamento con il pensiero antipositivista di Bergson, anche se non proprio con la sua teoria dello "slancio vitale" dalla quale si discosta esplicitamente.
Il pensiero di Sorel si caratterizza, dunque, per una feroce critica antiborghese: la borghesia si accontenta della propria mediocrità ed è attirata solo dalla vita comoda e dal denaro; il parlamento è il tipico luogo politico della borghesia, è utile solo al mantenimento dello status quo, e vi si palesa quel chiacchiericcio vuoto che è tipico dell'essenza borghese. Il socialismo parlamentare è degenerazione del socialismo in quanto legittima lo Stato e finisce, perciò, per legittimare la borghesia; l'alternativa è l'azione rivoluzionaria del proletariato (che non deve condividere nulla con le istituzioni e le organizzazioni borghesi). Visto che si sta consolidando la prassi di un socialismo parlamentare, va da sé che la rivoluzione non potrà essere condotta dal partito, bensì dal sindacato. Si arriverà alla rivoluzione attraverso lo sciopero che, secondo Sorel, è un vero e proprio “tirocinio rivoluzionario”: attraverso lo sciopero il proletariato acquisisce coscienza di classe. Dallo sciopero generale condotto non tanto per motivi sindacali quanto per motivi politici, si genererà prima il fastidio per lo sconvolgimento dell'ordine sociale, e, in seguito la reazione repressiva violenta della borghesia che farà nascere la spontanea e violenta controreazione rivoluzionaria del popolo guidato dal proletariato. Lo sciopero generale è punto creatore della rivoluzione: porta all'abolizione delle differenziazioni sociali; non ha, però, una tempistica e dei confini precisi, è un'essenza di riscatto sempre presente nelle coscienze dei proletari. Lo sciopero generale è “il mito nel quale si racchiude tutto intero il socialismo”; lo sciopero non potrà mai essere strumento di contrattazione in quanto “tirocinio rivoluzionario”.

Sorel su Mussolini e il fascismo
Per anni la questione dei rapporti di Sorel con Mussolini e il fascismo fu controversa in particolare a causa di testimonianze da parte di giornalisti di destra come Daniel Halévy o Jean Variot. Quest'ultimo, che simpatizzava con il fascismo, pubblicò nel 1922 una necrologia di Sorel (su "L'Eclair", 11 settembre), e nel 1935 Propos de Georges Sorel; in entrambi erano attribuite a Sorel delle pretese dichiarazioni filofasciste fatte nel 1912 e anche in seguito. Oggi conosciamo la posizione di Sorel attraverso le corrispondenze pubblicate, che mostrano un atteggiamento critico, in particolare nel 1921. Ma al di fuori degli studiosi di Sorel (come Jacques Julliard, Shlomo Sand, Francesco Germinario, Willy Gianinazzi, ecc.) si continua a divulgare i soliti stereotipi. Così, a quanto presentato da Carlo Ginzburg nel testo Miti Emblemi Spie, il pensiero di Sorel secondo Marcel Mauss ispirò Mussolini, come Lenin e in modo indiretto, rifacendosi a Mussolini, Hitler.[2] Nel campo delle influenze, questa volta riscontrabili nelle fonti dirette, andrebbe piuttosto citato per primo Antonio Gramsci (vedi i suoi Scritti politici ed i suoi Quaderni di prigione) ed anche corrispondenti di Sorel come Benedetto Croce e Vilfredo Pareto.

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