lunedì 16 gennaio 2012

la Rivoluzione Spagnola (1936-1939)

La rivoluzione spagnola (luglio 1936- aprile 1939) vide in campo due fronti contrapposti, da una parte i reazionari nazionalisti di Francisco Franco (poi appoggiati anche da Hitler e Mussolini) e dall'altra il variegato fronte repubblicano (marxisti, anarchici, troskisti e repubblicani in genere), nell'ambito dei quali gli anarchici ebbero una grande influenza e sostegno popolare, anche se dovettero confrontarsi con il violento ostracismo dei marxisti filo-sovietici.
La rivoluzione libertaria spagnola è stato il momento più importante dell'anarchismo spagnolo e ancora oggi rappresenta il maggior e più significativo esempio di realizzazione del comunismo anarchico.

Premesse rivoluzionarie
Dopo il periodo dittatoriale (1923-1930) del generale Miguel Primo de Rivera, nel 1931 fu proclama la nascita della Seconda Repubblica (1931-1939). Il governo repubblicano si adoperò per distruggere le conquiste sociali ottenute negli anni precedenti, specialmente quelle riguardanti la riforma agraria (1931), per questo ci furono scioperi generali a Valencia e Saragozza, scontri di piazza a Madrid e Barcellona e una sollevazione dei minatori nelle Asturie immediatamente repressa con la forza. Ugravissimo episodio di violenza perpetrato ai danni degli anarchici e dei contadini fu attuato a Casas Viejas nel 1933: dopo una rivolta popolare, 22 contadini furono uccisi dai militari, tra cui il leader della rivolta, l’anarchico Francisco Cruz Gutiérrez detto Seisdedos, morto bruciato vivo insieme ad alcuni compagni e familiari nella sua casa, dove si era rifugiato in quanto non aveva accettato di arrendersi.
Dal 1934 al 1936, la Seconda Repubblica Spagnola fu governata da una coalizione di centro-destra (comprendente i conservatori cattolici).
Dopo una serie di crisi governative, le elezioni del 16 febbraio 1936 portarono al potere la coalizione di sinistra del Frente Popular (Fronte Popolare), violentemente osteggiata dai partiti conservatori, nazionalisti e ecclesiastici. La vittoria del Frente fu resa possibile anche grazie al mancato appello all'astensione elettorale della CNT, che tacitamente invitava quindi gli anarchici al voto per evitare che un governo reazionario trionfasse ancora una volta (nelle elezioni del 1933 gli anarchici si erano astenuti e aveva trionfato la destra...). Il governo del Frente subì duri attacchi da sinistra, dagli ambienti più rivoluzionari della CNT che li accusa di riformismo, e da destra, ricevendo altrettanti attacchi da chi li considerava comunisti.
Tra le varie misure adottate dal nuovo governo vi furono anche le Olimpiadi Popolari Antifasciste, che si sarebbero dovute svolgere dal 22 al 26 luglio 1936 a Barcellona, in contrasto ai Giochi Olimpici "ufficiali" fascisti di Berlino [1]. Le Olimpiadi Antifasciste saranno annullate a causa del precipitare degli eventi: tra il 16 e il 17 luglio 1936, con l'ammutinamento della guarnigione militare del Marocco, Francisco Franco, mettendosi alla guida delle forze reazionarie, iniziò il colpo di Stato militare (i franchisti conquistarono subito le Canarie, il Marocco, buona parte dell'Andalusia, la Castiglia–León, e quasi tutta la Galizia e a Saragozza). Il 18 luglio, mentre i militari golpisti proseguivano nella loro reazione conservatrice contro il recente governo del Fronte Popolare, si generò un vuoto di potere, come conseguenza della debolezza governativa (si succedettero 4 governi in un giorno), in cui si inserirono gli ambienti rivoluzionari della “sinistra” spagnola (soprattutto anarchici e trotzkysti). Ne scaturì quindi una Guerra Civile, i cui partecipanti coprivano l'intera gamma di posizioni politiche-ideologiche dell'epoca:
Le file nazionaliste, guidate dal "Caudillo" Francisco Franco, comprendevano i fascisti della Falange, i monarchici, i nazionalisti spagnoli e la maggior parte dei conservatori clericali (i cattolici baschi si schierarono con le forze progressiste I cattolici del partito rosso nella guerra civile).
Nello schieramento Repubblicano stavano la maggioranza dei Liberali, i nazionalisti Baschi e Catalani, i socialisti, i comunisti Stalinisti e Trotzkyisti, e gli anarchici di varia tendenza.
Ai combattenti spagnoli si aggiunsero da una parte le truppe e le armi inviate in supporto a Franco dal fascismo italiano e dalla Germania Nazista (Corpo Truppe Volontari e Legione Condor) e dall’altra aiuti furono inviati dall'Unione Sovietica (in misura limitata a dire il vero), dal coraggioso governo messicano e da innumerevoli volontari democratici di molte nazioni, collettivamente riuniti nelle Brigate Internazionali.
Un ruolo importantissimo durante la rivoluzione lo ebbero i sindacalisti e in particolar modo quelli di matrice anarco-sindacalista (la CNT-confederazione anarcosindacalista- contava circa 1577000 militanti e la UGT - sindacato di matrice socialista - 1447000).

Prime fasi della rivoluzione (luglio–settembre 1936)
«Il 19 luglio chi aveva un fucile lo prese e si unì in uno sciopero generale che arrestò i militari golpisti. Dopo pochi giorni la gente tornò nelle fabbriche [...] i padroni non c’erano più. Venne spontaneo riprendere a lavorare come avevamo sempre fatto, non più per il padrone ma per noi. Si cominciarono a formare dei comitati; fabbriche e produzione furono organizzate in modo differente. Nell’arco di 15 giorni i soldi erano spariti a Barcellona, i principi economici borghesi erano scomparsi, perché l’esigenza primaria era quella di mangiare [...] Si sviluppò una sorta di baratto, che funzionò perfettamente per circa un mese. Dopo cominciò a diventare molto difficile organizzare la società, a Barcellona eravamo un milione di abitanti. Dunque stabilimmo una retribuzione che fosse sufficiente per vivere. Era un pezzo di carta a cui era associato un valore». (Abel Paz, Intervista di Antonio Morabito)
La CNT e l'UGT (sindacato socialista) convocarono lo sciopero generale dal 19 al 23 luglio, quale risposta unitaria tanto al sollevamento militare quanto all’apatia dello Stato. Durante lo sciopero molti sindacalisti e rivoluzionari assaltarono le caserme delle forze dell’ordine, s'impadronirono delle armi e le distribuirono alla popolazione.
In queste prime settimane si consolidarono tra i repubblicani due correnti di pensiero: il gruppo radicale della CNT (oltre ad altri gruppi minoritari), vincolato alla Federazione Anarchica Iberica (di tendenza rivoluzionaria), e il gruppo “possibilista” (moderato) formato da altri settori della CNT che ambivano alla partecipazione ad un fronte ampio, successivamente chiamato Fronte Popolare Antifascista (ottenuto dall’aggiunta dei sindacati alla coalizione elettorale del Fronte Popolare).
Contemporaneamente alla guerra i libertari svilupparono strutture amministrative a carattere popolare e libere dall’influenza dello Stato. Le più importanti furono:
Comitato Centrale delle Milizie Antifasciste di Catalogna (ne fanno parte la CNT e l’UGT, poi il PSUC, il POUM e l'Esquerra).
Comitato esecutivo Popolare di Valencia
Comitato di Salute Pubblica di Malaga
Comitato di Guerra di Gijon
Consiglio della Cerdona
Le strutture più importanti (soprattutto i Comitati di Guerra e di Difesa) erano controllate dai settori più rivoluzionari, mentre quelli meno importanti erano sotto il controllo dei moderati. A Barcellona gli anarchici della CNT-FAI, che di fatto controllavano la città, accettarono tre ministeri all'interno del governo catalano (Generalitat) in nome dell'antifascismo e dell'urgenza bellica (26 settembre 1936).
Il 24 luglio del 1936 da Barcellona partì la prima milizia volontaria in direzione di Aragona. Tra le varie milizie popolari, organizzate nelle cosiddette colonne, si distinse la Colonna Durruti, formata da 3000 uomini e coordinati dalla figura carismatica di Buenaventura Durruti (altre “colonne” anarchiche furonola Colonna de Hierro o la Colonna Rojo y Negro).
In Aragona giunsero pure varie centinaia di anarchici italiani (tra cui Camillo Berneri) inquadrati nella Colonna Rosselli-Berneri o nella "Ascaso" (tra questi, in tempi diversi, Tomaso Serra, Enrico Zambonini, Tintino Rasi, ecc.). Il primo italiano morto in terra di Spagna fu l'anarchico Agostino Sette.
I rivoluzionari di tendenza libertaria non pensarono esclusivamente alla lotta contro il franchismo, ma si preoccuparono di organizzare le comunità, che incontravano lungo il loro percorso, secondo i principi dell’anarco-comunismo. L’economia spagnola veniva gestita “dal basso”, mediante l’attività dei lavoratori organizzati nei sindacati e senza nessun dirigismo autoritario.
Nelle aree sotto il controllo degli anarchici, come la Catalogna, questa gestione collettiva caratterizzò l’industria, l’agricoltura, la medicina [2], i trasporti urbani [3] e ferroviari, ma anche attività minori come gli hotel, le barbierie, i ristoranti, ecc. I terreni espropriati e collettivizzati furono il 70% in Catalogna, il 70% in Aragona, il 70% nella provincia di Badajoz, il 58% in CastillaLaMancha, il 49% in Andalusia e il 13 % nella comunità valenciana.
In Aragona si formarono 450 comuni agricole controllate dalla CNT, mentre l’UGT ne gestiva 20. Nell’area valenciana le collettività della CNT furono 264, quelle dell’UGT 69 e quelle miste 20.
Il principio dell’ autogestione si applicò seguendo la massima comunista: «Da ognuno secondo le sue possibilità ad ognuno secondo i suoi bisogni», senza che questo determinasse un calo delle produzioni che, al contrario, subirono addirittura un incremento (la moneta nazionale venne sostituita con altre a carattere locale o regionale, e talvolta sostituita con il baratto).
Alla rivoluzione sociale si affiancò quella culturale: venne ritenuto lecito l’aborto, l'amore libero, la parità dei sessi ecc.
Il 2 agosto il governo centrale tentò di frenare il prestigio dei rivoluzionari costituendo i Battallones de Volontarios, embrione del futuro Esercito Popolare della Repubblica, oltre ad emettere decreti tendenti a riacquistare prestigio tra la popolazione (licenziamento dei militari e dei funzionari simpatizzanti degli insorti golpisti ecc.).
Lentamente cominciarono anche le tensioni tra la CNT e il Partito Comunista (PCE): il 6 agosto i membri del PSUC (partito socialista autonomo di catalogna), diramazione catalana del PCE, vennero esclusi dal governo autonomo catalano su pressione degli anarcosindacalisti.
[modifica] Il ruolo dei sindacati e il primo governo Caballero (settembre-novembre 1936)
Tanto in questa fase quanto nella precedente, furono i sindacati e i rivoltosi a tenere in mano l’effettivo controllo della Rivoluzione, cedendo saltuariamente, e solo quando ciò fu strettamente necessario (per es. per la Battaglia di Madrid, ottobre e novembre 1936), il controllo delle “Colonne” allo Stato Repubblicano. Questa convergenza di idee tra i partiti del Fronte Popolare e i sindacati si concretizzò nella formazione del Governo di Largo Caballero (4 settembre). Il nuovo governo emanò diversi decreti legislativi, tra cui:
Decreto di sequestro dei beni immobili dei condannati dei tribunali popolari statali (17 settembre)
Decreto d collettivizzazione e controllo operaio del governo autonomo di Catalogna (27 ottobre)
In realtà dietro queste misure il governo tendeva a riappropriarsi del controllo della Rivoluzione che stava assumendo un carattere libertario ed effettivamente popolare. La Repubblica cercò di potenziare e riproporre le strutture dell’esercito, pur sempre autoritarie, attraverso una serie di decreti :
Decreto di dissoluzione dei Comitati di Difesa e di Guerra
Costituzione di Milizie di Vigilanza di retroguardia (16 settembre)
Decreto di trasferimento dei volontari delle milizie popolari all’esercito regolare repubblicano (28 settembre)
Decreto d’applicazione del codice di Giustizia Militare per le milizie popolari (29 settembre)
I reazionari franchisti già controllavano buona parte della Spagna, tra cui Siviglia, invece i repubblicani avevano "in mano" Madrid e Barcellona.
Il prolungamento della guerra fece sorgere dei problemi tra i vari partiti interni al Fronte Popolare, soprattutto a causa della pesante ingerenza dell’Urss che prevedeva il rinvio di ogni rivoluzione sociale (collettivizzazione) ad una fase successiva, in modo da non alienarsi le simpatie della piccola e la media borghesia. Gli anarchici e i trotzkysti non condividevano la separazione della fase rivoluzionaria da quella della guerra e questo fu uno dei motivi principali di conflitto tra le due anime rivoluzionarie.
Lo Stato repubblicano ostacolò quindi gli anarchici e coloro che erano contrari alle posizioni staliniste, iniziando una serie di operazioni, via via di intensità maggiore, tendenti a dissolvere le strutture rivoluzionarie popolari. L’Aragona fu un’eccezione poiché vi arrivarono migliaia di miliziani libertari, da Valencia e dalla Catalogna (base principale, da sempre, dell’anarco-sindacalismo operaio). La stessa CNT di Aragona (settembre 1936) propose la formazione di Consigli Regionali di Difesa federati in un Consiglio Nazionale, che avrebbero avuto le funzioni di “ governo centrale”, deliberando inoltre la creazione del Consiglio Regionale di Difesa di Aragona.
In nome della collaborazione antifascista, per sconfiggere l'esercito dei reazionari e dei clericali, la CNT accettò di entrare nel governo catalano della Generalitat e di sciogliere il Comitato delle Milizie (discioltosi il 1 ottobre 1936). D’altra parte il “Consiglio Regionale di Difesa d’Aragona” venne regolamentato (limitandone l’autonomia) per decreto il 6 ottobre, il che fece abortire anche lo sviluppo del Consiglio Nazionale di Difesa. La Generalitat Catalana sostituirà tutti i comitati locali di Catalogna con i Consigli Municipali del Fronte Popolare Antifascista.

Gli anarchici entrano nel secondo governo Caballero (novembre 1936 - gennaio 1937)
Al secondo governo Caballero (4 novembre 1936) parteciparono, in nome delle circostanze belliche, anche quattro membri della CNT (Juan Garcia Oliver, Juan Lopez, Federica Montseny e Juan Peirò), pagandone però un elevato prezzo in termini di identità e coerenza.
Il nuovo governo dovette fronteggiare i sempre più insistenti scontri tra le fazioni libertarie e quelle autoritarie marxiste, che si facevano sempre più insistenti; a Valencia si registrarono 30 morti tra le opposte fazioni.
I golpisti, ormai giunti alle porte di Madrid, vennero fronteggiati da migliaia di combattenti arrivati da altri fronti, tra cui quelli della “Colonna Durruti” giunti dal fronte aragonese. Buenaventura Durruti cadde nella battaglia (probabilmente assassinato da sicari stalinisti) e la sua morte determinò l'inizio della parabola discendente dell’influenza libertaria nell'ambito della rivoluzione.
La rivoluzione quindi non sopravisse come forza indipendente al secondo governo Caballero, visto che si sussegurono le misure volte alla diminuzione dell’autogestione popolare: il 15 dicembre 1936 il Consiglio Supremo di sicurezza centralizzò la polizia politica, il 17 dicembre 1936 il giornale sovietico «Pravda» annunciò che «in Catalogna è già cominciata la pulizia dei trotzkisti e degli anarchico-sindacalisti; verrà condotta con la stessa energia che nell'Unione Sovietica», il 24 dicembre 1936 fu decretato il divieto di portare armi; lentamente la rivoluzione sociale anarchica si andò a spegnere, anche se la guerra al franchismo continuava.
Da gennaio 1937, la CNT e l’UGT, per non perdere le posizioni conquistate, firmarono vari patti di collaborazione che prevedevano l'aumento della produttività e forme di controllo istituzionale sui lavoratori e sulle collettività. Secondo la stessa logica lo Stato repubblicano proseguì la militarizzazione, considerata una “necessità ineluttabile” pure da una parte del movimento anarchico, anche se venne confermata la vocazione antimilitarista e antistatale degli stessi. Tra Febbraio e Marzo del 1937 fu proibita la pubblicazione del periodico della Federazione Anarchica Iberica (FAI), «Nosotros», inoltre il governo della Catalogna approvò anche un decreto che ordinava il sequestro delle armi e degli esplosivi in mano alle milizie popolari. Il 27 marzo si dimisero i consiglieri anarchici del governo catalano e fu completata la militarizzazione dell’Esercito regolare, determinandone il depotenziamento delle milizie popolari. In opposizione alle scelte politiche che la "dirigenza" della CNT-FAI stava attuando, si costituì il gruppo di lotta rivoluzionaria Los Amigos de Durruti, formatosi sulla base delle istanze popolari della CNT e che si prefisse l'obiettivo di portare avanti un'opposizione alle strategie portate avanti dallo stesso sindacato.
Ad Aprile si susseguirono, in varie città e villaggi, conflitti tra anarchici e bolscevichi del Partito Comunista (si diffusero notizie su carceri segrete, a Valencia e a Murcia, gestite dagli stalinisti). Le forze reazionarie franchiste, nello stesso mese, bombardarono violentemente, con il sostegno della "Legione Condor tedesca", la città basca di Guernica, simbolo dell'autonomia Basca e successivamente simbolo del martirio spagnolo.

L’autoritarismo degli stalinisti: repressione degli anarchici e del POUM (maggio 1937)
«Il Primo Maggio a Barcellona non ci sono manifestazioni. Dopo alcuni giorni un gruppo di poliziotti, guidati da un membro del PSUC, va all'assalto della Centrale telefonica occupata dagli anarchici. Era un esempio classico di “doppio potere”: chiunque avesse voluto parlare con la Generalitat doveva prima passare per gli anarchici, anche (come avvenne) il presidente Manuel Azaña. È noto l'episodio del telefonista che gli aveva chiesto chi fosse. Ovviamente Azaña rispose di essere il Presidente della Repubblica, ma si sentì rispondere:”Questo è ciò che tu credi”. Era un potere di fatto che interrompeva il controllo statale. L'intervento della pattuglia di poliziotti provoca una vera battaglia sui vari piani della centrale e una rivolta nei quartieri proletari, contro lo strapotere degli stalinisti, minoritari ma ben organizzati. Da un lato anarchici e POUM, dall'altro PSUC e alcuni catalanisti. Gli stalinisti attaccarono il piccolo POUM, accusandolo di trotzkismo e di essere una “quinta colonna” al soldo dei franchisti (curioso che Trotzki accusasse gli anarchici di essere la “quinta ruota” della borghesia, N.d.A.). Contro la CNT-FAI la tattica del PSUC doveva essere più sottile. Togliatti, per esempio, elogiava la base operaia della CNT mentre attaccava i dirigenti per i loro “errori e ambizioni”. Non potevano ovviamente dire che la CNT, con due milioni di iscritti e centinaia di migliaia di combattenti, era “al soldo dei franchisti”. Un inciso: in quel momento l'iscrizione al sindacato era obbligatoria, ma anche prima, nel 1933-34, gli iscritti erano un milione e 400 mila, a fronte di poche migliaia di comunisti. Il maggio 1937 di Barcellona si può considerare una “guerra civile nella guerra civile”. Vi furono circa cinquecento morti, in maggioranza libertari». ( Intervista a Claudio Venza )
Dal 3 all’8 maggio 1937, a Barcellona, si verificarono scontri "fratricidi" che videro da una parte il POUM (partito comunista antistalinista), la CNT (sindacato anarchico), "Los Amigos de Durruti" (forte di circa 5000 miliziani) e tutta una serie di combattenti anarchici (Liberto Callejas, Gregorio Jover, Abel Paz, Ada Martí e Maximo Franco, comandante della Columna Roja y Negra) e, dall'altra, il PSUC (Partito Comunista stalinista catalano) [5] e la Guardia de Asalto (polizia). Gli scontri si ingenerarono in seguito ai decreti governativi che imponevano lo scioglimento delle milizie non staliniste e alla “presa” della Telefónica (sede del servizio telefonico di Barcellona autogestito dai lavoratori stessi) da parte delle forze governative. Durante questi scontri numerosi esponenti di spicco del POUM e del movimento anarchico vennero arrestati e uccisi (circa 500: tra questi Camillo Berneri, Francesco Barbieri e il segretario dell'UGT).
Nell’ambito di questi scontri interni al fronte repubblicano, il 13 dello stesso mese alcuni ministri stalinisti (Hernandez e Uribe) proposero la repressione della CNT e del POUM. Il 16 maggio si dimise il governatore Caballero, che venne succeduto da Juan Negrin (un socialista molto vicino agli stalinisti), ma senza ottenere l’appoggio degli anarchici e dei rivoluzionari. Iniziò così la persecuzione di tutte le forze antistaliniste.

La fine della Rivoluzione e il proseguimento della guerra (giugno 1937 - gennaio 1938)
Dal momento della “caduta” di Largo Caballero, si accentuarono le misure governative tendenti a separare la fase rivoluzionaria da quella della guerra civile e a ripristinare la “Costituzione della Repubblica del 1931.
Per prima cosa gli esponenti della Federazione Anarchica Iberica vennero estromessi dai tribunali militari, successivamente, il 14 giugno, il governo centrale (trasferitosi a Valencia) emise misure tendenti all’emarginazione degli anarchici( e di tutti i rivoluzionari in genere).Il 15 venne messo fuorilegge il Partito Trotzkysta del POUM e ancora il giorno seguente venne sciolta la 29° Divisione dello stesso partito.
Il governo Negrín aumentò la propria carica repressiva costituendo il SIM (Servizio d'Investigazione Militare) che diventerà un prezioso strumento repressivo in mano agli staliniani. Il 10 agosto lo stesso governo emanò l'ordine di scioglimento del Consiglio d'Aragona, una sorta di governo autonomo regionale a prevalenza libertaria, aumentando considerevolmente la repressione sulle collettività rurali aragonesi attraverso le truppe guidate dal generale comunista Enrique Lister (moltissimi anarchici furono arrestati e molte proprietà espropriate furono restituite agli antichi proprietari) .
Il 28 agosto, il Vaticano riconobbe il governo di Francisco Franco, e alla fine di novembre, con i Nazionalisti che stringevano su Valencia, il governo si trasferì a Barcellona. L'esercito franchista, completando tassello dopo tassello il proprio mosaico riuscì a conquistare tutto il Nord, conquistando le Asturie (ricchissime di materie prime e di industrie) e dando una svolta decisiva alla guerra.
Il 21 ottobre la CNT e i socialisti manifestarono insieme davanti alle prigioni di Valencia chiedendo il rilascio dei prigionieri e successivamente si ritirò dai comitati del Fronte Popolare Antifascista.

Ultime fasi della guerra (gennaio 1938 - dicembre 1938)
La Rivoluzione sociale e popolare ormai era stata quasi del tutto seppellita, rimaneva quindi da combattere la guerra contro il franchismo che ormai stava drammaticamente prevalendo. A gennaio del 1938, il governo proibì l’immissione di banconote e monete locali, intimando il ritiro dalla circolazione delle stesse e di fatto dando un nuovo colpo ai processi di autogestione e indipendenza dal potere centrale. Vista la drammatica situazione in cui si trovava il fronte repubblicano, il Presidente del Consiglio Juan Negrín, cercando di salvare il salvabile, negoziò la pace con Francisco Franco e decise di ritirare le Brigate Internazionali dalle zone di combattimento, nella speranza di poter godere di un maggior sostegno in nome del diritto internazionale. Anche i libertari nel tentativo di salvare le conquiste ottenute, presero decisioni sbagliate e controproducenti: la CNT e la UGT introdussero gli ispettori del lavoro con facoltà coercitive e contemporaneamente la Generalitat della Catalogna ridusse le facoltà dei Comitati di controllo operaio nelle imprese non collettivizzate.
Le controversie interne continuarono e in Catalogna si registrarono i primi scontri armati (aprile 1938) tra anarchici e socialisti filostaliniani. Nello stesso periodo la stessa Barcellona e l’Aragona subivano i pesanti attacchi dei nazionalisti (a Dicembre del 1938 iniziò la battaglia di Barcellona).

La sconfitta dei rivoluzionari (gennaio 1939 - aprile 1939)
Il 26 gennaio anche Barcellona dovette capitolare. Centinaia di migliaia di profughi si spinsero sino alla frontiera francese, ma il governo transalpino fu impreparato e sostanzialmente ostile. Non pochi speravano che quella terra li salvasse dall'atroce destino che gli riservava il nazionalcattolicesimo franchista, ormai trionfante, ma in realtà molti di loro morirono nei campi profughi (fame, freddo, disperazione ecc.), più simili a veri e propri lager, allestiti dall'ostile governo francese.
Il governo Negrin fu ben attento a salvare se stesso, aumentando la repressione sui libertari che si ribellarono agli ennesimi soprusi stalinisti. Juan Negrin e vari dirigenti filostalinisti, che ormai avevano perso quel poco di “prestigio” che gli era rimasto, furono costretti a fuggire, ma ormai il destino della Repubblica era segnato.
Il 28 marzo, con l'aiuto di forze pro-franchiste all'interno della città (l'infame "quinta colonna"), Madrid cadde nelle mani dei Nazionalisti. Il giorno seguente anche Valencia si arrese. La vittoria fu proclamata il 1° aprile, quando l'ultima delle forze repubblicane si arrese.
Alla fine della guerra si contarono circa 600.000 morti, più di un milione di mutilati, quasi un milione di profughi e la devastazione dell'economia e della cultura.

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