sabato 24 dicembre 2011

Awareness League/Lega della Coscienza (Nigeria)

Cenni storici
La "Lega" è attiva dal 1991 e conta un migliaio di membri. Nel corso della sua breve storia la "lega della coscienza" ha subito duri momenti repressivi, continuando la sua attività come organizzazione formalmente isolata e collaborando sporadicamente con il resto del movimento anarchico. La "Lega" è conosciuta per avere un orientamento anarco-sindacalista, avendo aderito alla IWA-AIT nel suo congresso di Madrid di dicembre 1996. Prima di allora la Awareness league aveva un orientamento marxista-leninista ma in seguito, dopo il fallimento del socialismo di stato, evolse la sua posizione verso ambiti più libertari, anche grazie ai contatti dei militanti nigeriani con alcuni radicali europei e nordamericani. Attualmente non risulta più essere affiliata IWA-AIT.

Organizzazione e principi
La "lega" non è un classico sindacato ufficiale, anche perché nel paese questi sono visti piuttosto male dai lavoratori a causa del frequente tradimento della causa operaia. I militanti, circa 600 [1] (oltre ad un imprecisato numero di simpatizzanti), sono attivi nel servizio civile, nelle università, nell'ambito industriale e in quello pubblico e trattasi soprattutto di studenti, accademici, professori universitari, giornalisti ed attivisti della "sinistra" nigeriana. Numerosi sono gli scioperi dei servizi pubblici a cui la Awareness League ha dato il suo contributo.
La Awareness League conta circa 11 sezioni locali, con almeno 20 militanti per ciascuna [1]. Ciascuna sezione è autonoma riguardo ai problemi locali. La Awareness League realizza anche svariate conferenze sul lavoro a cui partecipano diverse sezioni e convegni nazionali annuali per coordinare il lavoro delle sezioni locali. Solo quando una decisione presa da una sezione locali entra in conflitto con lo statuto può essere annullata, ma ciascuna sezione locale è libera di lasciar cadere le proprie decisioni.
Uno dei militanti maggiormente attivi è Sam Mbah, autore di Anarchismo africano: storia di un movimento, che in un' intervista rilasciata ad alcuni organi statunitensi così spiega la posizione anarchica della Awareness League:
«Chiediamo comunità autonome e autogestite che si occupino dei loro affari con la minima interferenza dei vari livelli governativi. Pensiamo che questo sia un'approccio al sistema dei villaggi che è esistito prima del colonialismo. Nel sistema dei villaggi africani, esistevano piccoli e grandi villaggi. Questi villaggi erano autonomi e indipendenti e lavoravano per se stessi, decidendo che cosa produrre, quando e come distribuire, e il processo decisionale era tale che nessun individuo comandava sugli altri. Infatti, le decisioni venivano prese per consenso. Non avevano installato strutture verticali coercitive. Noi vogliamo stabilire una relazione tra anarchismo e il sistema dei villaggi africano, perché il sistema era democratico e autonomo, e distribuiva equamente i beni. Il sistema statale in Africa ha fallito nella distribuzione dei beni, invece è diventato uno strumento di repressione e negazione delle libertà individuali e collettive, quindi il nostro obiettivo è quello fondato sul principio basico della organizzazione della società e consideriamo che in passato, il governo della Tanzania ha cercato di creare questi sistemi tradizionali africani, attraverso quelli che chiamavano villaggi Ujamaa, in cui villaggi sono stati incoraggiati a coltivare e condividere tra loro i proventi. Naturalmente, tutto ciò che il governo sponsorizza finisce in corruzione e burocrazia. La corruzione e la burocrazia sono due fattori fondamentali che hanno portato alla fine del sistema Ujamaa. Però crediamo che se il governo viene rimosso, questo processo probabilmente funzionerà. Perché anche oggi abbiamo esempi nelle aree urbane del nord, a dimostrazione che una parte importante della nostra vita è dominata dai valori del sistema dei villaggi. Abbiamo le famiglie estese, se qualcuno va a scuola non solo i genitori pagano la scuola, ma anche zii, cugini e nipoti che contribuiscono in svariate forme. Partiamo dal presupposto che questa è una pratica alternativa al sistema statale, ed è anche più umana ed efficace per rispondere alle esigenze e alle aspirazioni delle persone.» (Pubblicato in «Anarcho-Syndicalist Review», n° 24, primavera 1999. Chicago.)

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