lunedì 12 dicembre 2011

I 2 sindacalismi e progetto di statuto, Modena nov. 1912

UNIONE SINDACALE ITALIANA
Relazione e Progetto di Statuto Sociale approvati dal Congresso Nazionale dell’Azione Diretta in Modena, lì 23, 24 e 25 Novembre 1912

I DUE SINDACALISMI
Prima di esporre il progetto di statuto che proponiamo all'approvazione del Congresso dell'Azione Diretta, crediamo necessario chiarire brevemente a quali concetti ci siamo ispirati nel compilarlo. Non è superfluo ricordare che da quando l'organizzazione operaia ha preso una importanza preponderante nel movimento sociale si sono tosto manifestati due modi essenzialmente diversi d'intendere l’azione
sindacale. Ciò ha prodotto per logica conseguenza il crearsi di due forme diverse d’organizzazione ed il sorgere, in pratica, di due sindacalismi: il sindacalismo riformista ed il sindacalismo rivoluzionario.
Quali sono le caratteristiche dell'uno e dell'altro movimento?

IL SINDACALISMO RIFORMISTA
Nell'organizzazione riformista che si è tentato e si tenta trapiantare in Italia sul tipo tedesco si notano subito questi segni:

Politicantismo
L'organizzazione è alle dipendenze od almeno in costanti rapporti coi partiti così detti socialisti di cui segue le sorti, esigendo implicitamente dai suoi aderenti una professione di fede politica, il che non è rare volte causa di discordie e di scissure. Ne consegue inoltre una speciale infatuazione parlamentaristica che produce negli organizzati pericolose illusioni, svigorendone la combattività.
Ciò proviene dall'abito mentale creato dal sindacalismo riformista che togliendo, per tutte le ragioni che diremo, al proletariato la fiducia nelle proprie forze lo costringe a sperare in elementi estranei ed a rintracciare il proprio bene, non nella conquista audacemente tentata, ma negli accomodamenti di cui i politicanti sono maestri. Specialmente nei paesi “democratici”, questo fatto costituisce un pericolo gravissimo
che non sarà mai abbastanza rilevato.

Accentramento
I singoli sindacati (leghe) sono riuniti in federazioni di mestiere le quali tolgono loro ogni libertà di azione. La somma dei poteri risiede nel Comitato Centrale della Federazione, che ha in mano la quasi totalità dei contributi versati dai soci e se ne giova per disporre a suo arbitrio dei movimenti, vieta, permette o tronca gli scioperi, senza che la massa interessata abbia diritto di agire, se non previo consenso dell'autorità centrale, che regola tutto come un deus ex machina. Il singolo sindacato, insomma, non è un ente autonomo, con vita propria, ma è appena una propaggine, una cellula della federazione. Nella organizzazione centrata a tipo tedesco la federazione è tutto e il sindacato singolo è quasi nulla. Tutte le volte che un sindacato intende ingaggiare una lotta, ha l'obbligo - per quanto esso possa essere minuscolo e la lotta di interesse puramente locale - di passare per una lunga e complicata trafila burocratica: compilazione del memoriale, invio alla sede provinciale, esame e parere di questa, invio alla sede nazionale che a sua volta lo esamina e delibera: poi ritorno alla sede provinciale perla trasmissione della “pratica” al sindacato, che potrà presentare il memoriale solo se i vari “pareri superiori” sono favorevoli!
Che cosa resta, dopo di ciò, al sindacato in fatto d'autonomia e di diritto di iniziativa?

Autoritarismo
Messi tutti i poteri dei Comitato Centrale, viene naturalmente facilitato l'esercizio di un'autorità assoluta da parte di questo; si forma grado a grado negli individui che la compongono la convinzione di avere essi soli il possesso della verità sindacale, fino a non ammettere critiche od opposizioni da parte della massa soggetta. In luogo di essere questa che delibera e il Comitato Centrale che dà corso alle deliberazioni di essa, è il Comitato centrale che detta la sua volontà ed alla massa non rimane che obbedire. Così una specie di sacerdozio sindacale si costituisce pel governo delle masse e non tardano neppure ad apparire i dogmi, che non è permesso discutere, a sostegno della nuova autorità.

Burocratismo.
L’elemento costitutivo di questa autorità è la burocrazia sindacale. L'accentra mento comporta un numero assai grande d'impiegati i quali, per essere in generale più pratici, più conoscitori dei meccanismi tecnici dell'organizzazione non tardano a disporre a loro posta del Comitato Centrale, i cui componenti operai non hanno tutto il tempo ed i mezzi che hanno i burocratici per tenersi al corrente delle cose dell'organizzazione, e devono formarsi il loro giudizio attraverso le informazioni degli impiegati, specie quando si tratta di cose che non sono a loro diretta conoscenza. Cosi avviene che gli impiegati divengono in realtà i padroni dell'organizzazione: e non è raro vedere nelle organizzazioni centralizzate un segretario, per poco che sia intelligente ed invadente, riassumere in sé tutti i poteri, facendo nominare a componenti dei Comitato Centrale degli uomini di paglia, da lui scelti fra le creature sue, in modo da averli sempre ed in ogni caso consenzienti in tutti i suoi atti.

Diminuita combattività
L'accentramento, l'autoritarismo e il burocraticismo producono inevitabilmente un appesantimento dell'organizzazione, una deficienza di agilità ed una diminuzione dello spirito combattivo. Quest'ultimo fenomeno è in parte la resultante dei due primi ed in parte deriva dal fatto che l'accentramento in poche mani, o addirittura in una sola mano, di tutti i poteri porta con sè anche una responsabilità più individualizzata che mette i capi delle organizzazioni nella condizione di preferire sempre un accomodamento, pur magro che sia, alla lotta.
Questa infatti può condurre anche ad una sconfitta non larvabile, come li sono sempre gli accomodamenti anche meno favorevoli, ed è ovvio che i responsabili amino piuttosto di non correre l'alea d'una azione che può compromettere - se riesce a male - il loro credito ed ... il loro stipendio. E se - malgrado tutto - la lotta deve ingaggiarsi, sarà cura dei capi di condurla in forme ultra legalitarie, per evitare di compromettersi.

Corporativismo
Le federazioni di mestiere fortemente accentrate, togliendo ai sindacati aderenti ogni libertà di agire insieme ai sindacati di altre categorie per ragioni locali, restringono poco a poco l'orizzonte della solidarietà operaia e fanno sì che ogni organizzazione veda soltanto se stessa,considerando le altre come estranee alla propria vita. Si crea in tal modo lo spirito corporativo e quella forma speciale d'egoismo che da questo deriva.

Idolatria delle grosse casse.
Il burocratismo che esige forte dispendio, il corporativismo che non lascia concepire nessuna forma di solidarietà all'infuori della corporazione stessa, la tattica ultra legalitaria delle lotte concepite dai riformisti come un fatto passivo, rendono necessarie le alte quote per la formazione di grosse casse sindacali, raffigurate come l'unico mezzo per resistere durante lo sciopero. Ciò da luogo a una specie di idolatria per il denaro raccolto e serve ad appesantire ancor più l'organizzazione, a renderla ancor più riluttante ad ingaggiare le lotte per paura di sperperare i fondi, a soffocare ancor più le autonomie locali col pretesto che i quattrini di tutti non possono così facilmente erogarsi per sostenere movimenti parziali anche giusti, ed infine a creare la falsa convinzione che la lotta anticapitalistica si possa combattere a base di biglietti di grosso taglio, quando è risaputo che – per forti che siano le casse sindacali – i padroni potranno, quasi sempre almeno, spendere più delle organizzazioni.

Concludendo e riassumendo:
Il sindacalismo riformista - politicante, accentratore, burocratico, pacifista, corporativista, adoratore delle grosse casse - produce naturalmente una organizzazione senza iniziativa, snervata egoista, corporativista, divisa e sfiduciata delle sue forze, illusa di ottenere dal giuoco dei partiti quel che non sa strappare con la propria energia.
Questo nella pratica del presente. Ma è lecito prevedere un altro danno nel futuro, poiché se con una simile organizzazione si arrivasse a trasformare la società, noi non avremo quella società di liberi e di uguali che è il nostro sogno radioso, ma una società ancor composta di servi. Con la sola differenza che in luogo degli attuali padroni, il proletariato avrebbe sul collo una oligarchia di funzionari sindacali e di politicanti con l'etichetta socialista.

IL SINDACALISMO RIVOLUZIONARIO
E’ chiaro che se il Sindacalismo rivoluzionario vuole avere ragione di vivere contro quel sindacalismo riformista di cui abbiamo illustrato fin qui i danni, deve seguire metodi tutt’affatto diversi, come diversi sono i principi ai quali s’ispira. Secondo noi, una organizzazione veramente sindacalista deve presentare i seguenti caratteri:

Neutralità politica
Allo stesso modo e per le stesse ragioni per cui si riconosce che l'organizzazione dev’essere monda di ogni confessionalismo religioso, il sindacalismo rivoluzionario vuole che l'organizzazione sia immune di ogni confessionalismo politico. Il sindacalismo non può essere né cattolico, né socialista, né repubblicano, né anarchico, sotto pena di rivestire i caratteri d'una chiesa o d'una setta, snaturando la propria essenza ed i propri fini, dando motivo a discordie intestine e servendo ad interessi non specificatamente proletari mentre poi abitua i lavoratori a confidare in elementi estranei. Il sindacalismo rivoluzionario vuole invece abilitare il proletariato ad aver fede solo nelle proprie forze, a non attendere alcun benefizio all'infuori della sua azione direttamente esplicata. Cosi si toglie implicitamente ai lavoratori il feticismo legislativo e si mette il sindacato in condizioni di neutralità fra i partiti politici, che gli sono estranei tutti, non esclusi quelli che si dicono socialisti. Il proletariato deve sapere che tanto avrà quanto saprà conquistare, e che non può e non deve chiedere nulla a chicchessia se non alla sua volontà ed alla sua unione.
Questa neutralità politica di fronte ai partiti non significa affatto che sindacalismo equivalga a rinunzia di ogni idealità sociale, e tanto meno coartazione degli aderenti al sindacato, nel senso d’impedir loro d'appartenere ad un qualsiasi partito. La mozione votata dal sindacati francesi nel Congresso di Amiens (1906) e recentemente confermata al Congresso dell'Havre, esprime chiarissimamente il nostro pensiero in proposito, e perciò crediamo utile riprodurla qui nei suoi punti essenziali per precisare il significato vero dei neutralismo politico che noi propugniamo in seno ai sindacati:
“Nell'opera rivendicatrice quotidiana, il Sindacalismo si propone la coordinazione degli sforzi operai, l'aumento del benessere dei lavoratori con la realizzazione di miglioramenti immediati, quali la diminuzione delle ore di lavoro, l'aumento dei salari, etc.”
“Ma questo non è che un lato dell'opera dei sindacalismo: esso prepara anche la emancipazione integrale che non può realizzarsi che con l'espropriazione capitalista; preconizza come mezzo di azione lo sciopero generale e considera che il sindacato - oggi aggruppamento di resistenza - sarà nell'avvenire, il gruppo di produzione e di ripartizione, base della riorganizzazione sociale”.
“Questa opera quotidiana e futura deriva dalla situazione di salariato che pesa sulla classe operaia e che impone a tutti i lavoratori, quali che siano le loro opinioni o le loro tendenze politiche e filosofiche, il dovere di appartenere al gruppo essenziale che è il sindacato”.
“Come conseguenza, perciò che concerne gli individui, si afferma l'intiera libertà per il lavoratore organizzato di partecipare al di fuori del gruppo corporativo a quella forma di lotta corrispondente alla sua concezione filosofica o politica, limitandosi a domandargli, in reciprocità, di non introdurre nel sindacato le opinioni che egli, fuori, professa”.
“Per ciò che concerne le organizzazioni, si dichiara che allo scopo che il sindacalismo ottenga il suo massima effetto, l’azione economica deve esercitarsi direttamente contro il padronato, non avendo le organizzazioni confederate, in quanto aggruppamenti sindacali, da preoccuparsi dei partiti e delle sette che, al di fuori ed a lato, possono perseguire , con piena libertà, la trasformazione sociale. ”

Decentramento ed autonomia
Il Sindacato (lega) viene considerato come un organismo completo, con vita propria piena ed autonoma. La federazione non mente al proprio nome (la parola “federazione” è etimologicamente il contrario della parola “centralizzazione”). Essa si considera come un mezzo di raccordo e di coordinazione dei singoli sindacati e nulla più. Ne raggruppa le energie: non le comprime. Consiglia, sollecita, sveglia, ammonisce anche, assiste: non comanda. La sua autorità - se così può chiamarsi - è tutt'altro morale ed educativa. Non è supremazia e coercizione. I sindacati sono liberi di agire nella loro sfera come credono meglio, di fare quei movimenti che ritengono utili quando interessano essi soli, di stabilire le quote per i loro aderenti, senza dover versare alla federazione che una quantità la quale di solito non assorbe che un quarto od un quinto della quota totale. Inoltre i singoli sindacati si organizzano come vogliono e si raggruppano localmente con gli altri enti congeneri in quella forma che meglio risponde alle esigenze della lotta anticapitalistica, senza che la federazione possa intervenire a vietarlo. Insomma i poteri sindacali non sono accentrati in un organismo solo, ristretto ed oligarchico, ma risiedono nella massa organizzata.

Libertarismo
Ciò viene di per se stesso ad escludere ogni compressione autoritaria. Il Comitato Federale non è il padrone: ma l'interprete e l'esecutore della volontà collettiva che può e deve liberamente esprimersi.

Assenza di burocrazia
La vita autonoma dei sindacati permette di mettere in valore e di utilizzare tutti gli elementi locali pel lavoro di organizzazione, rendendo meno necessari i numerosi impiegati che occorrono alle federazioni centralizzate. D’altra parte la mancanza di un autorità centrale con poteri assoluti e coercitivi toglie il pericolo del formarsi di una burocrazia vera e propria, vale a dire di un gruppo di funzionari che diventano dei veri e propri padroni. Vi sono - è vero - degli impiegati per l'amministrazione, la propaganda, la corrispondenza, l'assistenza (se richiesta) nei conflitti; ma questi non esercitano funzioni di autorità: sono - nel movimento sindacale - dei compagni con determinati e ben definiti incarichi, e nulla più.

Combattività
I sindacati, non costretti ad attendere il beneplacito dell'argano centrale per agire, sviluppano tutte le loro capacità di lotta anticapitalistica; mentre d'altra parte i singoli organizzati in questo regime di libertà acquistano il senso della responsabilità propria alla scuola dei fatti ed imparano a guidarsi senza bisogno di tutori o di padri spirituali.

Solidarietà di classe
Il contatto continuo con le organizzazioni locali di altri mestieri allarga gli orizzonti della solidarietà operaia dalla categoria alla classe, e permette l'uso di forme più complesse di resistenza (come il boicottaggio) che esigono il concorso di diverse corporazioni. Il corporativismo gretto è inoltre combattuto dal fatto che il sindacalismo rivoluzionaria propugna in luogo delle federazioni di mestiere - su cui si basa il sindacalismo rìformista - le federazioni d'industria, raggruppanti in un solo grande organismo gli operai di vari mestieri addetti ad un determinato ramo della produzione o dello scambio.

Quote
Il sindacalismo rivoluzionario non è contro le alte quote: è contro la politica delle alte quote, vale a dire contro il concetto che basti ammassar denaro per vincere nella lotta anticapitalistica. Sappiamo anche noi che quando si lotta è meglio avere le casse piene che vuote, ma sappiamo pure che se il denaro è un elemento di successo, non è nelle lotte operaie né l'unico e nemmeno il più importante. Perciò la quota è per il Sindacalismo rivoluzionario un fatto di secondario valore, poiché ad essa antepone di gran lunga lo spirito di solidarietà e di sacrificio, la combattività audace che non conosce limiti legali pel trionfo dei diritto proletario, la volontà decisa e ferma, la coscienza di classe piena e completa negli organizzati.

Concludendo e riassumendo:
Il Sindacalismo rivoluzionario, antipoliticante, libertario, decentratore autonomista, non burocratico, combattivo, non idolatra dei mezzi finanziari, forma pel presente una organizzazione ricca d'iniziativa, vigile, audace, con un forte sentimento di classe, fiduciosa delle proprie forze, senza illusioni parlamentaristiche, e pel futuro prepara l'avvento di una società in cui non vi siano nuovi padroni in sostituzione degli
attuali, ma una uguaglianza ed una libertà che non siano soltanto parole vuote di significato, ma realtà concrete.

L'ORGANIZZAZIONE SINDACALISTA RIVOLUZIONARIA IN ITALIA
Fissati così sommariamente i caratteri che distinguono nella pratica dell’organizzazione i due sindacalismi, vediamo ora come si possono applicare al nostro proletariato i criteri dei sindacalismo rivoluzionario.
E' necessario premettere anzitutto che se in Sindacalismo Rivoluzionario ha in materia di organizzazione alcune idee generali quali sono quelle che abbiamo esposto sopra, non intende affatto dogmatizzarne l'applicazione con delle norme rigide. La caratteristica speciale dei sindacalismo rivoluzionario è anzi il pragmatismo che lo allontana dalle teorizzazioni e dalle generalizzazioni troppo comode e niente affatto rispondenti alla realtà. In altri termini, il Sindacalismo rivoluzionario lascia che le sue idee generali vangano applicate in quelle forme che sono più adatte al luogo ed al tempo, a seconda cioè dello sviluppo economico, della configurazione geografica e della psicologia propria di ciascun paese.
Così se in Francia l'organizzazione di resistenza - pur affermando le caratteristiche sindacaliste rivoluzionarie - s'impernia principalmente sulle federazioni, non è detto per questo che anche in Italia debba essere la stessa cosa. L'esperienza insegna che da noi - per ragioni che sarebbe troppo lungo esaminare qui - la resistenza operaia si esplica meglio nelle Camere del lavoro o, più genericamente, nelle organizzazioni locali. Noi vediamo infatti che in Italia i soli aggruppamenti proletari che abbiano una reale importanza sono le Camere dei Lavoro dell'Emilia che hanno potuto svilupparsi pienamente e le leghe contadine delle Puglie, le quali vivono di una vita completamente ed esclusivamente locale.
Ciò è tanto vero che vale non solo per le organizzazioni nostre, ma anche per quelle riformiste, quali ad esempio: le Camere dei lavoro di Reggio Emilia, di Carpi, di Imola, di Ravenna, ecc. Viceversa le federazioni sono tutte - eccezion fatta di un paio - anemiche, sparate e senza forza. Se il Sindacalismo Rivoluzionario - ora che esce dalla sua fase iniziale e si afferma organicamente anche in Italia - vuole trovare la forma più rispondente al carattere ed ai bisogni dei proletariato nostro, deve dunque avere la sua base principale' nel l'organizzazione locale, ossia nelle Camere del Lavoro.

CAMERE DEL LAVORO
Vi sono diversi tipi di Camere dei Lavoro, ma il più rispondente, secondo noi, alle necessità dell'organizzazione sindacalista rivoluzionaria è quello adottato dalla Camera del Lavoro di Parma. I fatti dimostrano che il sistema adottato dai compagni parmensi da risultati superiori a qualsiasi altro: con la Cassa Unica, con i sindacati provinciali d'industria, con i Comitati Locali, la C.d.L. di Parma è un organismo completo e così forte da provvedere ai suoi bisogni e sovvenire ampiamente anche a quelli dei movimento sindacalista rivoluzionario italiano, senza imporre agli aderenti altro gravame obbligatorio all'infuori di 10 centesimi settimanali per gli adulti e di 5 centesimi per le donne ed i ragazzi. E ciò - si noti bene - mentre la C.d.L. di Parma è stata sinora isolata e combattuta ferocemente da tutte le parti.
Inoltre l'organizzazione della C.d.L. di Parma s'ispira esattamente a quei principi di autonomia che sono in pratica il Sindacalismo Rivoluzionario stesso. Certo noi non disconosciamo che sarebbe eccessivo pretendere che si adottasse ovunque e tal quale la forma d'organizzazione in vigore nel parmense. Le condizioni locali, diverse in ogni zona d'Italia, possono suggerire modificazioni più o meno profonde, ma noi crediamo che nelle sue linee generali quella forma d'organizzazione sia la più consigliabile, la più rispondente ai criteri dei Sindacalismo rivoluzionario ed alle necessità della lotta anticapitalistica in Italia.
Perciò nel compilare lo Statuto per l'organizzazione nazionale nostra abbiamo implicitamente ammesso ch'essa debba dirigersi localmente verso quelle forme che si sono dimostrate così vantaggiose, pur non intendendo con questo di imporne l'adozione, ma soltanto consigliarla. Non v'è dubbio che se un giorno potremo arrivare ad avere in tutta Italia una rete di organizzazioni locali modellate su quella parmense, il Sindacalismo Rivoluzionario svilupperà una tal somma di energia da rendere ben più facile la conquista operaia. L'organizzazione a tipo parmense, infatti, non è soltanto preferibile per i vantaggi tecnici ma anche perché - con la stretta unione di tutte le categorie nella cassa unica - cancella lo spirito gretto corporativista, fonde le aspirazioni e le lotte dei proletariato agricolo e dei proletariato industriale in un'aspirazione ed in una lotta sola, allarga gli orizzonti della resistenza e forma il vero spirito di classe.

SINDACATI NAZIONALI D'INDUSTRIA
L'organizzazione camerale messa sulle basi suindicate assolve completamente alle necessità locali e ci offre gli elementi per una buona e vigorosa organizzazione nazionale. Vediamo ora come questa organizzazione può concretarsi avendo di mira la stretta unione della varie corporazioni.
Abbiamo già accennato le ragioni per le quali il sindacalismo rivoluzionario intende ad organizzarsi nazionalmente in federazioni d'industria anziché in federazioni di mestiere. A quelle ragioni d'indole sopra tutto morale, ne va aggiunta un'altra d'indole pratica. Le crescenti difficoltà della lotta anticapitalistica e la complessità sempre maggiore che questa assume, rendono impari alla bisogna le federazioni di mestiere. Sotto pena di essere sconfitti quasi sempre, o condannati alla impotenza, è necessario che i lavoratori di ciascun mestiere allarghino il campo della solidarietà e della lotta, non solo unendosi localmente agli operai dei mestieri affini, creando le grandi organizzazioni che abbracciano tutte le leghe di un determinato ramo della produzione o dello scambio, organizzazioni che all'estero si chiamano federazioni d'industria e che noi - per evitare confusioni - chiameremo sindacati nazionali d'industria. Nello Statuto che segue sono indicate le suddivisioni dei vari sindacati nazionali d'industria, il cui compito è appunto quello di riunire solidamente - unificandone per quanto è possibile l'indirizzo - gli aggruppamenti di mestiere che hanno fra loro un'affinità, affinché possano prestarsi un reciproco aiuto.
I Sindacati nazionali d'industria si compongono dei rispettivi sindacati provinciali e, dove questi non esistono, delle leghe isolate. Essi si danno l'organizzazione che meglio credono, stabilendo i rapporti tra le varie categorie nel modo più opportuno e confacente alle loro necessità.
Va notato poi che l'esistenza di questi Sindacati nazionali d'industria non vieta affatto che certe categorie, le quali possono averne bisogno, si raggruppino specificatamente sia nella nazione che nella regione. Così ad esempio l'esistenza dei Sindacato nazionale dei trasporti, comunicazione, servizi pubblici non sopprimerà il Sindacato nazionale dei ferrovieri o, se si formasse un qualsiasi Sindacato nazionale dei birrocciai. La massima libertà di aggruppamento secondo i reali bisogni dei vari mestieri dev'essere consentita, che altrimenti si verrebbe ad infirmare quel principio della autonomia sindacale che è l'anima stessa dell'organizzazione sindacalista rivoluzionaria.

UNIONE SINDACALE ITALIANA
Con le organizzazioni locali e coi Sindacati nazionali d'industria abbiamo cosi un doppio ordine di forze concomitanti che vengono poi a riunirsi ed a riassumersi nella Unione Sindacale Italiana.
Ogni gruppo provinciale di organizzazioni locali ed ogni Sindacato nazionale d'industria ha un delegato a rappresentarlo nell'Unione Sindacale Italiana, nomina un rappresentante a far parte dei Comitato Centrale dell’Unione, funzionante nell'intervallo fra un Congresso e l'altro, nei limiti fissati dallo Statuto, con poteri deliberativi ed esecutivi.
Il Congresso si compone di rappresentanti diretti dei Sindacati locali ed ha poteri sovrani. Per i casi di urgenza e molto gravi è stabilito il referendum fra i sindacati tutte le volte che il da farsi non sia stato previsto dal Congresso. Ci pare che questo sistema di organizzazione risponda assai bene al doppio scopo di stringere con un saldo vincolo le forze operaie italiane dando loro una unità effettiva, e di salvaguardare le autonomie locali. L'autorità sindacale, in questa organizzazione, non si irradia dal centro alla periferia ma viene data periferia al centro essendo esercitata in comune da tutti gli organizzati. Non vi sono negli organi dell'Unione dei padroni ma degli interpreti ed esecutori della volontà collettiva, che è la risultante delle volontà singole continuamente e liberamente espresse.
Certo non bisogna nascondersi che sarà necessario uno sforzo non lieve né breve, per realizzare nella sua interezza l'opera indicata da quanto vi abbiamo esposto e precisata dallo Statuto che stiamo per presentarvi, ma purché non manchino fede e spirito di sacrificio, la compiremo più presto di quel che non si creda. D'altra parte le disposizioni transitorie dello Statuto, tenendo calcolo appunto delle difficoltà iniziali - che sono le maggiori –indicano i mezzi per superarle.
La difficoltà principale, crediamo, consisterà nel trovare gli uomini occorrenti per metterli alla testa dei Sindacati nazionali d'industria e nel dar loro i mezzi per poter agire efficacemente. Ma se le più forti organizzazioni aderenti vorranno prestare all'Unione qualcuno dei loro impiegati e se i compagni eletti a questo incarico non si rifiuteranno di sottoporsi temporaneamente ad un più intenso lavoro, fino a che i
sindacati nazionali d'industria non siano creati, anche questa deficienza di uomini e di denaro che ha fin qui impedito lo sviluppo del sindacalismo italiano potrà essere ovviata.
Tutto sta - ripetiamo - nell'aver fede e spirito di sacrificio.

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